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Francesca Dallapè: “Tania Cagnotto era il mio riferimento. Ci siamo completate”

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La tuffatrice trentina, medaglia d'argento alle Olimpiadi del 2016, ha ripercorso la sua carriera e i suoi sogni
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Francesca Dallapè, medaglia d'argento alle Olimpiadi del 2016 nel tuffo sincronizzato con Tania Cagnotto, ha ripercorso la sua carriera e i suoi sogni nel corso di un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport: "Quanti dei miei sogni sono diventati realtà? Tanti. Alcuni di essi assolutamente inaspettati. La partecipazione a un’Olimpiade, per esempio. Negli anni sono state addirittura tre le manifestazioni a Cinque Cerchi in cui ho gareggiato. E poi la medaglia d’argento a Rio 2016. Risultato dopo risultato, la mia carriera ha preso forma, convertendo in realtà i sogni e dando vita, ogni volta, al desiderio di realizzarne uno più grande".

Dietro al podio di Rio c’è la voglia di rivalsa dopo il quarto posto di Londra 2012?

"Non proprio. Quello è stato un momento difficile da gestire: un' enorme delusione perché, inizialmente, avevamo grandi aspettative, motivate da un percorso di alto livello. Dopo quel risultato, avrei voluto smettere. Faticavo a trovare le energie per rimettermi in gioco. Avevo il pensiero costante che potesse succedere ancora e non volevo rivivere quello stato d’animo. Poi è passata l’estate. Lo sconforto si è affievolito e l’amore per il mio sport ha avuto la meglio".

Per fortuna, visto come è andata alla successiva Olimpiade.

"Ammetto che la paura, una volta arrivata a Rio, era tanta. Ho lavorato a livello mentale per allontanare quei pensieri. Giorno dopo giorno. Se mi guardo indietro, però, devo dire che il quadriennio 2012/16 è stato ricco di soddisfazioni e di medaglie".

Com’è stato il rapporto con Tania Cagnotto?

"Tania era il mio riferimento. Inizialmente sentivo l’onere di lavorare con lei. Per alcuni aspetti mi sentivo molto simile ma, con il tempo, ho capito che eravamo tanto diverse. Ci siamo aiutate, completate".

In quali aspetti vi siete reciprocamente migliorate?

"Lei è stata un esempio per il rigore e la forza con cui affrontava le gare. Io credo di averla aiutata a esprimere una parte emozionale che teneva più nascosta".

Lei invece la nascondeva meno?

"Io spesso piangevo prima di andare sul trampolino. Era il mio modo per liberarmi dell’energia negativa e dei brutti pensieri. Non è stato semplice accettare questa necessità. Anche nell’ottica della compagna che doveva assecondarmi in una situazione di questo tipo. Ma Tania aveva capito che ne avevo bisogno per dare il meglio".

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