Come ha iniziato?
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Francamente: “X Factor? Stimo Lauro, ma la sua squadra composta solo da maschi bianchi”
«Violino a otto anni. Un gruppo hard rock durante l’adolescenza. E poi lezioni di canto, a un certo punto anche lirico, mi ero messa in testa di diventare la nuova Madama Butterfly. Ovviamente al conservatorio non sono stata ammessa. In quell’estate ho letto un libro fondamentale».
Quale?
«La banalità del male di Hannah Arendt. Ho deciso che avrei fatto anche quello: la politologa».
Tiene insieme le due cose?
«È il mio modo per stare al mondo. Per dire: faccio la guida a Berlino e nei campi di concentramento e poi di sera suono, per strada o nei locali».
Sanremo o un club di Berlino?
«Devo scegliere?».
La musicista o la professoressa?
«Entrambe. C’è uno scambio continuo tra questi due linguaggi e anzi spero di aggiungerne altri».
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