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Folliero: “Berlusconi non mi scelse per le tette. Io rifatta? Portai al medico ecografia per…”

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Le parole della showgirl: "Stalker? Ne ho avuti tanti. Gente fuori di testa, spinti da un’ossessione, mi aspettavano sotto casa"
Marco

LA TV

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Emanuela Folliero, nota showgirl, ha concesso una lunga intervista ai microfoni del Corriere della Sera. Ecco le sue parole.

Si dice che fu scelta da Berlusconi.

«Indossavo una camicetta a fiorellini accollatissima, non si vedeva niente, quindi di sicuro non mi scelse per le tette. Disse che gli piaceva il mio sorriso familiare e il fatto che fossi un po’ strabica. Che fossi strabica non era vero, ma andava bene lo stesso».

Quasi 30 anni da annunciatrice: una fortuna o una gabbia?

«Non rinnego niente. Entrare a Mediaset è stato un salto di qualità, mi ha aiutato a crescere e a condurre anche tanti programmi. Il contro è che sei identificata solo così: diventa un marchio, un tatuaggio. E te ne rendi conto quando non sei più lì. Ero quella di Rete4 e ci ho messo più di un anno per riuscire ad affrancarmi e avere un’identità mia. È stato difficile far capire che non ero una proprietà».

La vostra è una razza estinta.

«Sono stata l’ultimo dinosauro, anche I Bellissimi sono nati e morti con me. A pensarci è un bene: non sono stata sostituita». Sorride: «Nessuno dopo di me!».

Finiti gli annunci, sparita dal video: si aspettava di più da Mediaset?

«Sapevo che Rete4 sarebbe cambiata, che avrebbe avuto un’identità forte sull’informazione. Quando si sono chiesti: e lei dove la mettiamo? La risposta è stata: da nessuna parte».

Il torto peggiore che ha subito?

«Quando nei primi anni degli annunci a un certo punto mi dissero di prendermi una vacanza e mi sono ritrovata un’altra annunciatrice al mio posto. Così, all’improvviso. Senza saperlo».

Chi era?

«Non ricordo. Alla fine non era piaciuta e sparì».

Ha condotto «Ok, il prezzo è giusto!».

«Iva Zanicchi era stata eletta per Forza Italia e così mi chiamarono dall’oggi per due giorni dopo. Mi ero appena operata a un occhio per una cisti, ho sistemato la frangia e mi sono messa i capelli davanti per non farlo vedere. Il risultato era che non vedevo niente nemmeno io».

Poi è arrivata a «Stranamore».

«Ho tanti bei ricordi. Su tutti la volta che ho celebrato un matrimonio, all’epoca non era una cosa comune: mi commuovevo da sola mentre provavo il discorso a casa. E poi mi ha emozionato una coppia che si è rimessa insieme grazie al programma: hanno dato il mio nome ai figli, Emanuele ed Emanuela».

Ha condotto Miss Padania: la presero perché era leghista?

«Noooo. Mi scelsero perché il programma andava in onda su Rete4 e io ero un volto della rete. Lungi da me il retropensiero, che invece giustamente altri facevano. Rischiava di diventare un marchio: alla terza volta l’ho capito e ho detto basta, grazie. C’erano dei personaggi che non le dico... terribili».

Sperava di più come conduttrice?

«Tutti sperano di più».

SEX SYMBOL

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Dopo il buio del 2018 è tornata la luce. Adesso cosa fa?

«Faccio tante ospitate in programmi diversi, finalmente posso andare anche in Rai, posso raccontarmi e divertirmi. E poi mi sto dedicando al web, con progetti digitali diversi».

Ci abbiamo girato intorno e mi spiace ricordarglielo, ma il 7 febbraio è stato il suo compleanno.

«Emanuela sta per abbandonare la chat».

Le scoccia aver raggiunto i 60?

«No, ma fa impressione agli altri. Sono loro che me lo fanno notare come se fosse una malattia».

Non soffre per l’età che passa?

«No. E poi non ho mai puntato sulla bellezza».

Sa che non è credibile? La definivano «il sogno erotico degli italiani». Non si è mai sentita un sex symbol?

«Mai, neanche un secondo».

Il compleanno dove lo ha festeggiato?

«In balera».

In effetti non molto da sex symbol... È ossessionata dallo specchio?

«Devi fare pace con le tue rughe: quelle che si sono trasformate in donne gatto mi fanno impressione. Io ho fatto cure per la pelle, ma le punturine no perché gonfiano. Bisogna saper accettare l’età, a un certo punto conta solo l’eleganza».

Il suo calendario fu un successo.

«Non lo volevo fare».

Dicono tutti così.

«D’istinto sono una che dice subito di no, è la mia prima risposta. Poi sono stata felice di averlo fatto. In fondo non ne avevo bisogno per lanciarmi, ero già famosa».

Quanto l’hanno pagata?

«Chi diavolo se lo ricorda, credo parecchio: 80 mila? Boh».

All’epoca, era il 2003, disse che lo aveva fatto per smentire che aveva il seno rifatto.

«Sa che anche al mio medico della mutua ho dovuto portare l’ecografia per farlo ricredere?

È il pregiudizio del mondo dello spettacolo, nel momento in cui sei in televisione devi sempre dimostrare qualcosa: che non sei scema, che non sei raccomandata... comunque non sono finte».

REALITY E AMORE

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Doveva schivare i corteggiatori.

«Piuttosto stalker. Ne ho avuti tanti. Gente fuori di testa, spinti da un’ossessione, mi aspettavano sotto casa. Ho passato periodi in cui mi dovevo guardare intorno, sono andata alla polizia, c’era uno che sosteneva di essere il mio fidanzato e diceva che gli parlavo attraverso la tv».

Tante serate mondane.

«Io sono quella che appena finisce di lavorare mi smonto e crollo. Motivo per cui gli amici mi chiamano zia Pina, da sempre. Sono zero mondana, mi ha sempre fatto fatica partecipare a quelle serate fatte di sorrisi e di relazioni. Forse è un limite che mi ha penalizzato. Ma sono fatta così».

Quanti reality ha rifiutato?

«Tutti quelli che ci sono. Anche quest’anno».

Perché?

«Non è nelle mie corde e poi penso subito all’effetto che fa a mio figlio. Una volta gli ho chiesto cosa ne pensava. Mi ha detto: in mezzo a quegli sfigati no, dai. La percezione è che se ci vai sei alla canna del gas».

A che cifre ha rinunciato?

«Non l’ho nemmeno chiesto». Ride. «Non ho prezzo».

Diplomatica o incendiaria?

«Più la seconda. Spesso litigo in macchina e una volta ho piantato contro il muro una zingara che aveva rubato lo zaino a mio figlio».

È stata con Stefano D’Orazio dei Pooh. Perché è finita?

«Era una persona speciale. Un grandissimo professionista ma anche un cazzaro con cui mi sono divertita tantissimo. Io stavo a Milano, lui a Roma, ci siamo conosciuti e piaciuti. Io volevo una famiglia e dei figli — cosa che poi ho fatto in ordine sparso e poco lineare —, lui invece no. In amore l’errore è voler cambiare le persone, per questo siamo rimasti grandi amici».

Un altro calendario a 60 anni?

«Quello di Frate Indovino» .