L'ex calciatore Ciro Ferrara ha parlato della sua carriera dopo aver smesso di allenare, intervistato da La Repubblica:


reality
Ferrara: “Pechino Express? Bellissima esperienza condivisa con mio figlio, formativa”
Lei ha vinto il Mondiale 2006 come vice di Lippi, ha allenato la Under 21 e la Juventus forse troppo presto. Perché non ha continuato?
«Sono caduto da molto alto e mi sono fatto più male. L’esperienza alla Juve mi ha bruciato, e ancora oggi mi feriscono certi giudizi cattivi. Però non ero più io, tornavo a casa sempre arrabbiato, forse trasmettevo la mia tensione alla squadra. A un certo punto ho capito che quella fame non mi apparteneva e che non avrei ricominciato a qualunque costo».
Così è diventato commentatore televisivo però garbato, non di quelli che le sparano enormi soltanto per farsinotare.
«La mia cifra è l’ironia, e ancora di più l’autoironia. Mi è sempre piaciuto prendermi in giro, me l’hanno insegnato il gruppo e lo spogliatoio. A volte una battuta può essere più utile di mille discussioni. Come quando Moggi venne al campo d’allenamento con Giraudo e Bettega, noi in quel momento non stavamo andando benissimo, così il direttore chiese al povero Gian Piero Ventrone cosa stesse accadendo. Gianpi rispose: “Stiamo mettendo la benzina nel motore”. Allora io mi alzai e dissi “Ehi, prof, non è che ci stai mettendo gasolio?” Poi, per carità, anche incazzarsi di brutto può servire».
Lei ha fatto tivù anche in “Pechino Express”: non si è sentito fuori ruolo?
«No, e perché? È stata una bellissima esperienza condivisa con mio figlio, una cosa molto formativa. Io, l’avventura vera non l’avevo mai conosciuta e lì te la devi cavare senza nessun aiuto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA