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Pellegrini: “Resto timida e devo tutto ai miei genitori. Se ho paura? Mia figlia…”

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Lunga intervista di Federica Pellegrini al Corriere della Sera: "A mia figlia vorrei insegnare a essere una combattente"
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Lunga intervista concessa da Federica Pellegrini al CorSera. L'ex nuotatrice ha trattato diversi argomenti, dalla carriera agonistica fino alla maternità e al futuro.

«Di quale successo sono più orgogliosa? L’Olimpiade per un atleta è il sogno nel cassetto: io l’ho vinta nel 2008 e quella resta la medaglia più importante. Però dell’ultimo Oro ai Mondiali del 2019 sono più orgogliosa in assoluto: è stato il frutto di un percorso difficile, faticoso, doloroso. Avevo già 30 anni».

Nella sua autobiografia «Oro», pubblicata nel 2023 per La Nave di Teseo, racconta un aneddoto incredibile: stava aspettando l’ascensore per correre alla finale, ma quando si aprì, era pieno di allenatori italiani che non si preoccuparono di cederle un posto. Fu costretta a scapicollarsi per otto piani. Com’è stato possibile?

«Bisognerebbe chiederlo a chi in quell’ascensore c’era. Però a me è servito molto, è stato un campanello importante: mi ha dato la spinta giusta al momento giusto».

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Se ci fosse stato un atleta maschio, al posto suo, l’avrebbero fatto entrare?

«Questo non lo so, ma penso che sarebbe andata diversamente».

Ha scritto: «Io non sarei mai diventata Federica Pellegrini senza la mia famiglia».

«La fortuna di un atleta professionista di alto livello la fa sempre la famiglia. Quando ho cominciato i doppi allenamenti, al primo anno delle superiori, era mia mamma che si alzava alle 5 per prepararmi la colazione e portarmi in piscina, venirmi a prendere, accompagnarmi a scuola...».

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Cosa deve ai suoi genitori?

«Mia madre è la sognatrice, la sentimentale, il cuore sempre oltre l’ostacolo. Mio padre è la forza della ragione, un uomo ben ancorato a terra, concreto. Se avevo qualche problema emotivo potevo appoggiarmi a mia mamma e se avevo bisogno di risolvere un problema, c’era mio padre».

«La mia debolezza mi era insopportabile». È diventata più gentile con sé stessa?

«Lo sono già da qualche anno. Ho sempre avuto una stima pazzesca per mio padre, ex parà della Folgore. Volevo fargli vedere che avevo la sua forza e quindi cercavo di non far trapelare nessuna delle mie debolezze di ragazza. Questo, piano piano, è diventato controproducente».

Il suo record dei 200 stile libero è durato 14 anni. L’estate scorsa Mollie O’Callaghan lo ha battuto. Lo stesso giorno, il 26 luglio, lei ha pubblicato un video su Instagram con la sua pancia e la scritta «We’ll take it back», annunciando la gravidanza. Ha voluto rubare la scena alla sua collega?

«Ma no! Noi che abbiamo la fortuna di battere record sappiamo che inevitabilmente prima o poi qualcun altro li ribatterà. Immaginavo che avrebbero cominciato a chiedermi in massa: ti dispiace? No, sono strafelice che mi abbia battuto il record! (Ride). Così ho giocato d’anticipo».

Matilde è nata il 3 gennaio 2024, l’anno delle Olimpiadi di Parigi. Lei nel 1988, l’anno di Seul. Predestinata?

«In tanti nascono nell’anno olimpico e poi non fanno sport. Non è matematico».

Cosa vorrebbe insegnarle?

«A essere una combattente. Penso sia la chiave per qualsiasi cosa voglia fare».

Si è fatta un nuovo tatuaggio per lei?

«No. Il tatuaggio l’ho sempre usato come ricordo di cicatrici. La cicatrice di Matilde ce l’ho già».

Tra poco tornerà alle Olimpiadi con un ruolo diverso, nel Cio: è preoccupata?

«Ma no, non vedo l’ora, almeno riesco a vedere qualcos’altro oltre al nuoto! Prima non uscivo dalle vasche!».

Matteo Giunta verrà come allenatore o come suo accompagnatore?

«Dipende. Se i suoi atleti non si qualificheranno, verrà come papà e invertiremo i ruoli: in questi mesi ho preferito io rallentare».

Le piacerebbe, un giorno, prendere il posto di Malagò alla presidenza del Coni?

«Giovanni non ha una vita! È bravissimo in quello che fa, ha una passione folle per il mondo dello sport e ha giornate pienissime dalle 8 del mattino fino alle dieci di sera. Io sarei a disagio a dover scegliere tra la mia famiglia e il lavoro e poi non sono così preparata. In futuro chissà».

Ha creato con suo marito la Fede Academy: da cosa si riconosce un campione?

«Ci sono doti innate, che riceviamo in dono dai nostri genitori e da madre natura. Una è il galleggiamento. Poi si lavora sul resto. Sicuramente un ragazzo che ha meno talento di un altro, ma si allena molto di più, vince sempre».

Cosa le fa paura?

«Adesso le mie paure non sono più per me, ma sono legate a questa nuova vita che è nata e alla sua crescita, al fatto di essere una buona mamma, di cercare di darle strumenti per poter vivere in questo mondo più difficile».

Chiudiamo con il tema della Milanesiana: lei è più timida o il suo contrario?

«No, molto più timida, sicuramente!».

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