La decisione di darsi al teatro com’è nata?
—«Finita la scuola, ho visto un’ospitata di Gigi Proietti con i suoi allievi in tv e quel pomeriggio fu galeotto, perché da allora è partito tutto e ho deciso di fare l’attore».

Che rapporto ha con il politically correct? Un attore comico deve avere il senso del limite o far ridere è un obiettivo che si può raggiungere a qualsiasi costo?
—«La censura è sempre un ostacolo di qualsiasi tipo sia, lo è stato nell’antica Roma, con i Principati, con la Chiesa, col fascismo, e anche il politicamente corretto a modo suo è una censura delle parole. Il comico dovrebbe godere di una sorta di licenza poetica, ma senza andare troppo oltre. Credo che quando fai satira e fai ridere anche la vittima, allora hai fatto un buon lavoro, hai messo il dito nella piaga ma senza fare male a nessuno. Sta al comico trovare la strada per far ridere comunque».
Cosa fa di un comico un vero comico?
—«Abbiamo la fortuna di vedere la reazione del pubblico: la risata fa rumore, la lacrima no. La risata con l’applauso poi è un coito infinito, e non ne basta una, ne vuoi di più».
(Fonte: La Stampa)
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