Qual è stata la cosa più difficile dopo l’episodio con Henry?
"Rientrare in casa e guardare in faccia i miei figli, che erano allo stadio. Mia moglie Claudia è stata fondamentale in tutto e ha fatto crescere i ragazzi con principi e valori importanti. Sono stati bravi a starmi vicino e a comprendere che si era trattato di un errore. Quello è un gesto che non mi appartiene, chi mi conosce lo sa. Io dovevo solo riconoscere l’errore, chiedere scusa e riabilitarmi comportandomi come avevo sempre fatto prima".
Da quel giorno è più comprensivo quando a sbagliare sono i suoi figli o i giocatori?
"In realtà lo ero anche prima. Non mi piace giudicare, non l’ho mai fatto. Non metto etichette. L’errore può capitare a tutti. Cerco di trasmettere le mie esperienze ai ragazzi. C’è una sola cosa su cui non si può rimediare: la perdita del tempo. Ed è quello che ripeto spesso a figli e giocatori".
A tavola con Conte parlate solo di calcio?
"L’amicizia con lui e con Daniele Faggiano ha radici lontane. Conobbi Antonio a Siena, quando era il vice di De Canio e io giocavo. Cominciarono a frequentarsi le mogli, poi diventammo amici noi. Un rapporto veramente stretto. Parlare di calcio è inevitabile e Antonio in questo è peggio di me".
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