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Baschirotto: “Quando hai lavorato nei campi non puoi lamentarti perché ti devi allenare”

Baschirotto: “Quando hai lavorato nei campi non puoi lamentarti perché ti devi allenare” - immagine 1
Il difensore del Lecce ha parlato del suo stile di vita e di come riesca a far combaciare il calcio con la palestra
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Federico Baschirotto, difensore centrale del Lecce, in un'intervista concessa a Men's Health ha parlato del suo stile di vita e dell'improtanza che dà alla cura del suo corpo: "Quando hai lavorato nei campi non puoi lamentarti perché ti devi allenare. Scaricare un maiale da un camion è più duro che sollevare un bilanciere. Tatuaggi? Nessuno, né ora né mai. Perché? Me lo chiedono da anni. E da anni rispondo allo stesso modo: il corpo non si tocca, hai mai visto una Ferrari con gli adesivi?. La famiglia? È tutto: sulla maglia ho il numero 6 perché a casa siamo in 6: papà, mamma e quattro fratelli. E adesso c’è pure Marika: Marika D’Angelo, la mia fidanzata, che vive con me a Lecce. Quello che sono lo devo anche a lei".

Continui a presentarti in palestra prima di tutti?

"Da anni la mia routine è sempre la stessa: sveglia alle 7, colazione e palestra prima dell’allenamento con la squadra. A Lecce mi sono fatto dare le chiavi dal magazziniere, così posso entrare anche quando non c’è ancora nessuno".


Perché lo fai? Per mantenere un fisico da copertina?

"Le foto e i complimenti fanno piacere, ma non sono così importanti. La verità è che io vengo dal basso, non ho il talento di altri calciatori e non posso sottovalutare niente: volevo arrivare in alto e per farlo ho dovuto lavorare più degli altri. Ora continuo perché il fisico va curato sempre, per durare di più e per prevenire gli infortuni. E anche perché, in fondo, questo è diventato il mio stile di vita".

Giovane, sempre sotto i riflettori, senza problemi economici. Quanto ti costa alzarti così presto ogni mattina?

"Qualche volta è davvero difficile, la tentazione di girarsi dall’altra parte e dire 'Oggi no' ogni tanto mi viene. Ma mi sono dato un motto: 'L’allenamento migliore è quello fatto quando non ne hai voglia'. Così mi alzo e vado in palestra".

Lavori da solo o hai qualcuno che ti segue in questo tuo workout personale?

"Vado in palestra da così tanti anni che sono diventato il preparatore atletico di me stesso. So che cosa mi serve fare e lo faccio".

Dicono che sollevi 130 chili di panca piana. È vero? Hai qualche altro record da condividere con noi?

"Arrivo anche a 140, se è per quello, ma sono numeri che non hanno importanza: non vado in palestra per sollevare sempre più chili, ma per essere sempre più all’altezza quando vado in campo".

Ecco, segui una dieta particolare?

"La stessa di chiunque faccia sport ad alto livello: niente cibo spazzatura, niente alcol, niente zucchero, riso in bianco, molte verdure, carboidrati e proteine bilanciati".

E non sgarri mai?

"Ma no, sono umano: qualche volta succede. In ogni caso dopo recupero".

La tua famiglia ha un’azienda agricola a Nogara, nel Veronese. In questa tua forza di volontà quanto contano le tue radici contadine?

"Sai, quando hai visto tuo papà tornare a casa distrutto dalla fatica capisci che la vita non è tutta rose e fiori e non puoi lamentarti per un allenamento troppo duro. Sono stato spesso nei campi con lui e ricordo bene che cos’è la fatica vera. L’agricoltura ti insegna a reagire: lavori come un pazzo. E poi un anno c’è la pioggia, un anno la grandine, un anno la siccità e non raccogli niente. Ma arriva l’anno buono in cui i tuoi sacrifici sono tutti ripagati…".

Tuo padre ha raccontato che il lavoro che preferivi in azienda era il 'carico-scarico dei maiali'. Allora la passione per i pesi da sollevare l’hai sempre avuta…

"Diciamo che l’agricoltura ti rende un po’ più forte fin da piccolo…".