Arianna Errigo, atleta di punta della scherma italiana e prossima portabandiera azzurra alle Olimpiadi, ha concesso un'intervista a La Gazzetta dello Sport: "Onestamente no, non ci ho mai pensato. Credevo che in queste cose contassero altri fattori, che so magari qualche 'sponsorizzazione'. Chi conosce la mia storia sa che io dietro non ho mai avuto nessuno, anche a livello di comunicazione ho sempre fatto tutto in casa, la gestisce mio padre. Col presidente Malagò poi c’erano stati problemi nel 2021 relativi alla mia richiesta di gareggiare nella doppia arma fioretto-sciabola. Insomma, non ci pensavo minimamente. E poi lo era già stata Valentina Vezzali nel 2012, quindi recentemente. Un’altra schermitrice, tra l’altro fiorettista, mi sembrava impossibile. Anche mio marito diceva: 'Arianna, alla fine lo sai come vanno queste cose, figurati se chiamano te, hai fatto più casini che altro, sei sempre andata controcorrente…'. M’ero convinta che, pur avendo i titoli, diciamo così, la cosa non fosse fattibile".
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Arianna Errigo: “Mamme e atlete, si può fare. Vi racconto la mia passione per la scherma”
Ormai è il simbolo delle mamme-atlete.
"Si può fare tutto. Ero già in pedana a meno di cinque mesi dall’aver partorito due gemelli, Stefano e Mirea. E ora mi organizzo con tutto il carrozzone al seguito: marito, nonni oppure la tata. Giriamo ovunque, erano con me anche nell’ultima vittoria, agli Europei di Basilea. E saranno a Parigi. Io non ero pronta a smettere di fare scherma perché mi piace. E poi da quando è tornato Stefano Cerioni ho ritrovato tutto l’entusiasmo, la voglia, il divertimento e la passione che ho per questo sport. Per me, però, la priorità assoluta era avere una famiglia e quindi mi dava fastidio il fatto di dover togliere qualcosa. Perché avrei dovuto avere una programmazione a quadrienni? Perché avrei dovuto abbandonare la scherma quando sono ancora competitiva, mi diverto, mi piace e fa parte della mia vita? E allora proviamo a fare questo e quello, anche con i figli di poco più di un anno che sono diventati la mascotte della squadra".
Certo che sarà durissima…
"Le difficoltà ci sono, non lo nego. Ma ho Luca, un marito eccezionale. Inoltre ho avuto la fortuna di poterlo fare anche grazie al sostegno del c.t. Cerioni che è quello che ha scommesso su di me. Al rientro mi ha detto: 'Non sei in forma? Non m’interessa, ti metto in squadra e vediamo'. E poi mi ha sempre fatto venire in ritiro con la squadra anche col pancione, mi ha sempre coinvolta".
Come nasce la passione per la scherma?
"Da mamma Pina. Avevo sei anni, decise così perché la seguiva in tv. Nessuno aveva mai fatto scherma in famiglia. Mamma, calabrese, era casalinga e aiutava papà Marco, monzese, nella sua ditta di generi alimentari. Mia sorella Giada invece faceva pallavolo e anche io l’ho praticata per qualche anno. Diciamo però che quando sono entrata a Monza nella palestra di scherma non ne sono più uscita…".
Quando ha capito che la piccola Arianna avrebbe vinto medaglie su medaglie?
"Gli allenatori intuirono subito che avevo talento. Devo tanto a due maestri che ora non ci sono più: Giuseppe Davidde ed Ermes Cassago. Da noi il maestro è una figura non fondamentale, di più, è un secondo papà. Io non ero mai contenta. Vincevo a livello giovanile e pensavo sempre allo step successivo, ogni step era un mondo diverso, da conquistare".
Arianna, perché un bambino o una bambina dovrebbe fare scherma?
"È uno sport completo, molto tecnico, fisico, mentale, individuale ma hai bisogno di allenarti coi compagni. E c’è sempre un avversario diverso che è anche la parte più divertente: basta?".
Ha mai pensato di mollare?
"Certo. Fare scherma ad alti livelli ti porta all’estremo in varie situazioni. Non vedi quasi mai la famiglia, non fai la vita che fanno la maggioranza degli amici. Meno male che i risultati alla fine hanno sempre compensato i problemi".
E in futuro?
"Farò la mamma. Mi piacerebbe restare nell’ambiente, vedremo. E vorrei avere tempo per fare un po’ di teatro, è un mondo che mi ha sempre affascinato".
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