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PARIS, FRANCE - AUGUST 05: Gold medalist Alice D’Amato of Team Italy celebrates on the podium at the Artistic Gymnastics Women's Balance Beam medal ceremony on day ten of the Olympic Games Paris 2024 at Bercy Arena on August 05, 2024 in Paris, France. (Photo by Jamie Squire/Getty Images)
Alice D'Amato, a prima campionessa olimpica della storia della ginnastica artistica italiana, ha concesso un'intervista ai microfoni di Repubblica. Ecco le sue parole sull'oro olimpico vinto a Parigi.
Che tipo di giornata è stata la prima da campionessa olimpica?
«Pienissima, assurda, infinita. Un susseguirsi di emozioni e cambi: il viaggio verso l’aeroporto, l’aereo, un altro viaggio verso Genova in auto. Mi ha chiamato chiunque.
Ora voglio solo riposarmi. E forse tra un po’ realizzerò».
È stato l’esercizio perfetto?
«No, avrei potuto fare di meglio in certi momenti. Ma certamente uno dei migliori di tutta la mia vita alla trave. È un attrezzo che non perdona, difficilissimo. Quando ho visto sul tabellone che avevo vinto, ho pensato a uno scherzo. Ho abbracciato Manila Esposito, terza. Due azzurre sul podio, mai successo prima nemmeno questo.
E mi sono sentita come morire».
Dietro di voi c’erano Simone Biles e Rebeca Andrade, due delle più grandi ginnaste di tutti i tempi: vi tremavano le gambe?
«Da matti. Non ho nemmeno guardato l’esercizio di Simone. Mi stavo rivestendo e ho sentito come un boato del pubblico. Ho capito che era caduta e mi sono detta “vabbè, sono argento”, perché poi c’era Rebeca Andrade. E già così mi sembrava tutto incredibile. Lei ha fatto un bell’esercizio, ma mi è finita dietro. Non ho capito più nulla, in quel momento».
Suo padre, Massimo, vigile del fuoco impegnato anche nei primi soccorsi dopo il crollo del Ponte Morandi, e scomparso nel 2022 per malattia, sarebbe stato orgoglioso di lei.
«La sua perdita è stata qualcosa di immenso per noi. Ogni gara la dedichiamo a lui e questa medaglia è sua, davvero. Perché è lui che ci ha incoraggiato a fare ginnastica, era il nostro primo tifoso. Abbiamo pensato, io e Asia, tante volte di mollare tutto dopo gli infortuni. Ma è sempre il pensiero di lui a tenerci attaccate a questa vita faticosa e bellissima».
Lei e sua sorella avete lasciato Genova per Brescia dieci anni fa: sente di aver rinunciato del tutto all’adolescenza?
«Se una cosa che fai ti piace non sono mai sacrifici, tutto ti pesa poco. La ginnastica è uno sport faticoso a livello fisico, dispendioso a livello nervoso. Non è una vita normale, ma non è distruttiva. Se lo fosse, non la vivrei, l’avrei lasciata da un pezzo».
Cosa sente di aver lasciato indietro, nei suoi 21 anni?
«La vita sociale è impossibile per noi, che siamo otto ore al giorno in palestra e abbiamo dieci giorni di vacanze l’anno. Ma se non l’hai mai avuta una cosa, non può mancarti».
Tenere la linea, gestire il peso, fare rinunce a tavola le pesa?
«Abbiamo un nutrizionista, ma non una dieta rigida, dura. Io non riesco a rinunciare ai dolci, vad o pazza per la cheesecake. Me la concedo spesso e volentieri».
Come quella americana. Quella di Simone Biles, ad esempio.
«Lei è un prodigio di forza ed eleganza al tempo stesso. Ma se dovessi scegliere una ginnasta per la sua eleganza, quella è la brasiliana Rebeca Andrade, oro a Parigi al corpo libero con un esercizio da brividi».
Simone Biles si è lamentata per l’ambiente a Bercy, nella gara alla trave, per lei troppo silenzioso.
«Sono abituata, in quel minuto e mezzo, ad estraniarmi, a non sentire nulla di quello che accade intorno a me. Può anche venire giù il palazzetto, non me ne accorgerei.
A Bercy, in effetti, c’era un silenzio tombale, ma non mi ha dato assolutamente fastidio, è una routine mentale: entrare in un mood, come se fossi a una seduta di yoga».
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