E anche la sua ragazza, la sudafricana Jasmine.
"È la persona che più mi è stata accanto in questo difficile periodo di avvicinamento ai Giochi, fatto di gioie e paure. Abbiamo vissuto tutto insieme. Il giorno prima della gara, mi ha confessato piangendo quanto fosse orgogliosa di me e quanto meritassi di essere qui. Ogni volta che guarda la medaglia piange".
Cosa le ha detto quando l’ha baciata dopo la vittoria?
"You do it, baby girl!".
Le ha dato fastidio che quel momento abbia riscosso così tanta attenzione?
"Mi spiace che questo bacio venga visto come una cosa straordinaria. Chi bacereste voi dopo una vittoria importante? Tutto si muove per amore, che sia la vita di coppia o il judo. Non c'è niente di sconvolgente ed è brutto dover normalizzare un qualcosa che di fatto già lo è. Dovrebbe interessare la mia storia, non chi scelgo di amare".
Quanto incide che anche Jasmine sia una judoka?
"Lei sa cosa vivo quotidianamente, il duro lavoro che c’è dietro. Quando non è riuscita a qualificarsi per Parigi ho visto la delusione nei suoi occhi, ma l’ha messa da parte per aiutarmi a coronare il mio sogno. Questa medaglia è anche un po’ sua".
Come vi siete conosciute?
"Dopo il Grand Slam di Baku 2023 mi ha scritto per complimentarsi e abbiamo iniziato a sentirci. A ottobre ci siamo messe insieme e a novembre si è trasferita in Italia per vivere con me a Roma. Ho dovuto migliorare il mio inglese in fretta, ma quando discutiamo qualche parolaccia l’ha imparata anche in italiano".
Jasmine ha dichiarato che la caratteristica che più le piace di lei è la sua testardaggine: se si mette in testa una cosa, poi è sicuro che la raggiunge.
"Vero. Ma è perché sono anche una grande sognatrice. Prima di partire mi hanno chiesto chi avrebbe vinto la mia categoria: ho risposto col mio nome".
E cosa le piace, invece, di Jasmine?
"In lei ritrovo tanta comprensione. E mi ci rivedo molto".
Tutta questa attenzione come la fa sentire?
"Dopo aver perso a Tokyo, mi sono guardata attorno ed ero sola. Il nostro sport finisce sotto i riflettori solo una volta ogni 4 anni e so quanta risonanza può avere un oro olimpico. Per ora mi godo il momento perché me lo sono guadagnato. Non è una questione di popolarità, ma del giusto riconoscimento dopo tutti i sacrifici fatti. Mentre risuonava l’inno non smettevo di piangere, ripensavo a tutte le difficoltà e ai momenti bui che ho vissuto. Se c’è un insegnamento da questa mia vittoria è che non si deve mai smettere di sognare e che il buio non dura per sempre. Però devi avere fede".
È credente?
"Mi sono avvicinata concretamente alla religione quest’anno, prima del Mondiale di Abu Dhabi. La mattina della gara qui a Parigi mi sentivo male, ho pensato che avrei potuto perdere con chiunque, così ho pregato. Ho provato come una sensazione di protezione. Come se qualcuno mi guidasse. Credo che il talento sia un dono di Dio, la differenza sta in come lo sfrutti".
E come vorrà sfruttare il suo?
"Oltre al judo, vorrei iscrivermi a psicologia. La salute mentale è un argomento estremamente importante. Il lavoro fatto con la mia mental coach Laura Pasqua mi ha cambiato la vita, anzi, me l’ha salvata. Trovare qualcuno che ti faccia sentire capita e meno sola nel buio è fondamentale".
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