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Alberto Tomba: “Manca un erede allo sci azzurro. Come me solo Sinner. Il ritiro? Forse…”

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A ventisei anni dal ritiro, Alberto Tomba continua a essere ricordato costantemente per le sue imprese sportive
Gianni

A ventisei anni dal ritiro dopo la vittoria numero 50 in Coppa, Alberto Tomba rimane uno dei nomi più importanti dello sport italiano. Lo sci azzurro non ha mai più avuto un atleta del suo calibro: "Ringrazio tutti quelli che citano le mie gesta: vi ricordate il gigante di Sierra Nevada? O lo slalom di Lech, quando ero già fuori ma poi ho vinto? Eh quanti ricordi, e la rimonta alle Olimpiadi di Lillehammer ’94, da dodicesimo a secondo in slalom?", ricorda l'ex sciatore intervistato da Repubblica.

 

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La avvicinano anche bambini che non erano nati quando vinceva?

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«Fanno presto, vanno su Google, oppure ascoltano il papà che è uno sciatore. Già a sei, sette anni sono miei tifosi, sanno di tutto e questo mi fa molto piacere. Certo per un ventenne di oggi è difficile capire, se ci pensi ho smesso 26 anni fa».

La sensazione mai sparita è che si sia ritirato troppo presto.

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«Dovevo arrivare forse a Torino 2006, e qualcuno si sarebbe ricordato meglio di me. Ho smesso a 31 anni, c’è tanto rammarico se ci penso adesso. Però, come dicono quelli del mio fan club, Alberto ha smesso da vincente. Bene così, a differenza di altri…».

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Sta per tornare in gara anche Sofia Goggia, che l’ anno scorso di lei disse: “Omaggiamo il Messia”.

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«Grande Sofi, le faccio sempre gli auguri di compleanno. È veramente forte, dopo gli infortuni prende, riparte, rivince, ha un bel fisico. Ma abbiamo anche Federica Brignone e Marta Bassino, le donne sono quelle forti, mentre continuiamo ad aspettare un erede di Tomba e non è facile. Siamo vicini alle Olimpiadi di Milano Cortina ma non c’è la costanza, manca qualcuno che veramente…».

Nel tennis invece un Tomba è venuto fuori e si chiama Sinner.

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«Ogni tanto ci sentiamo, in fondo lui è un ex sciatore. Ci voleva uno come lui, ho sognato anni fa che sarebbe arrivato qualcuno in grado di diventare il numero uno del mondo, ed ecco qua Jannik. In questo anno di Olimpiadi e Paralimpiadi, per lo sport italiano i suoi Slam sono qualcosa di inavvicinabile. Lui e io siamo divisi da epoche lontane e sport diversi. Lui ha lasciato lo sci perché non si può sbagliare, commettere un singolo errore, ma è come se ci fossimo scambiati i ruoli: io potevo fare il tennista, avevo il campo nel parco di casa, e lui lo sciatore».

(Repubblica)

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