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Getty Images
Sonia Bruganelli si è raccontata ai microfoni di Candida Morvillo per il Corriere della Sera. La ex moglie di Paolo Bonolis ha da poco pubblicato un libro, che racconta - attraverso sette romanzi - la sua autobiografia. C'è molto anche dell'ex marito, in questo libro ("Solo quello che rimane", edito da Sperling & Kupfer) e soprattutto della dolorosa esperienza di un aborto, "che ha condizionato tutta la nostra vita insieme. Da allora, per riprendermi quello che non avevo avuto la maturità di scegliere in quel momento, ho accumulato errori su errori. Essere madre era sempre stato il mio sogno".
Chi era la giovane incinta alla quale Bonolis dice «io non me la sento»?
«Mi stavo laureando in Scienze della Comunicazione, ero fiera di mantenermi da sola grazie a lavori da modella e telepromozioni. È così che avevo conosciuto Paolo, che però aveva una sua ferita emotiva: era già papà, i due figli erano stati portati in America da piccoli e per lui era stato un lutto. Mi sono innamorata e mi sono gettata a capofitto in quella storia. La gravidanza non era cercata, ma avrei voluto che Paolo mi dicesse “che bello, questo bimbo è frutto del nostro amore”. Invece, non era pronto. L’ho capito, non l’ho accusato e, fra diventare madre senza di lui o avere lui, ho scelto lui. Ho creduto che, fatto l’intervento, sarebbe finita lì. Mi sbagliavo».
Sua madre l’aveva avvisata: le aveva detto che, se abortiva, doveva essere forte abbastanza da dimenticare.
«Invece, la rabbia per ciò che mi era stato tolto si è fatta sentire. Se Paolo mi parlava dei suoi figli, ero lacerata, pensavo che non mi considerasse abbastanza importante per giustificare un’altra sua paternità. Gli dicevo: zitto, mi ferisci. Era una situazione tossica. Ci siamo sposati perché ci amavamo, ma anche per un intreccio di altre ragioni».
E poi è nata Silvia.
«Sì, ma aveva una cardiopatia, è stata operata appena nata e ha avuto un’ipossia: non sapevamo che danni avrebbe avuto. È stato uno shock. Ho passato i primi mesi a letto, mentre mia madre si occupava di lei. Ero annichilita, distrutta dal senso di colpa. Pensavo: sono stata punita per aver rinunciato al mio primo bambino. Mi sono chiusa in me stessa: avevo fallito, non ero stata perfetta e mi vergognavo. Da allora, per anni, ho inseguito un ideale di maternità irrealizzabile. Abbiamo cercato subito un altro figlio. È nato Davide, poi Adele, ma mi sono scontrata col fatto che questo non rendeva la mia famiglia “normale”».
Essere «la moglie di» può non essere solo piacevole?
«Quando io e Paolo ci siamo fidanzati, ho scelto di lasciare la ribalta e lavorare dietro le quinte. Non volevo essere quella chiamata in tv solo perché sta con Bonolis e non volevo essere la moglie mantenuta. Ho messo a frutto la mia laurea, ho iniziato lavorando col manager di Paolo e, dalle fotocopie, sono passata a fare i casting, poi a produrre i programmi. Così, sono diventata “l’imprevedibile signora Bonolis”, quella da gestire. Poi, mi sono messa in proprio e dicevano che ero cara, perché ero un obolo da pagare per avere lui, il più amato. In realtà, ho assunto persone a tempo pieno, dato stabilità a intere famiglie».
(Corriere della Sera)
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