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Getty Images
Intervistato dal Corriere della Sera, Luca Bizzarri si racconta in occasione del suo nuovo impegno teatrale, Il medico dei maiali, in scena al Teatro Gioiello di Torino con Francesco Montanari. Il lavoro per il comico è diventato la sua ossessione e il fulcro della sua vita, a scapito della sfera personale. "Ho fatto ciò che era giusto facessi. Adesso mi sento libero. L’inizio della mia carriera è stato influenzato dal fatto che io non vengo da una famiglia economicamente solida, i miei non avrebbero potuto permettersi di sostenermi a lungo. Mi dissero: “Ti aiutiamo come se facessi l’università. Ma non oltre”. Io frequentavo l’Accademia d’Arte Drammatica di Genova. Le mie scelte furono quelle giuste per potermi permettere una certa indipendenza".
«Me lo chiede anche mia mamma, qualche volta. E me lo chiedo anche io. Grazie a dio io vivo di lavoro, è come un’ossessione per me: io penso solo a lavorare. La mia vita è il mio lavoro. Credo sia il motivo per cui sono riuscito ad avere un minimo di successo».
«Dal punto di vista umano sono un fallimento. Non ho figli, non ho una compagna, non ho una famiglia. Ho solo il mio lavoro. Questo mi avvantaggia moltissimo…».
«No, quello no. Però sono arrivato a un punto della vita in cui sento di poter scegliere».
«C’è una gestione malata della libertà. Ancora ricordo le parole di una mia professoressa che ci disse: “Libertà è responsabilità”. Nel podcast parlo di questi profili di ragazzine anoressiche, con genitori a fianco, che mangiano o fingono di mangiare e alimentano la loro malattia. E noi lo permettiamo. E guardiamo. È giusto? È libertà?».
(Corriere della Sera)
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