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Gene Gnocchi: “Impazzisco se mio nipote non diventa calciatore. Anni fa si offese un ex Inter”

Gene Gnocchi: “Impazzisco se mio nipote non diventa calciatore. Anni fa si offese un ex Inter” - immagine 1
L'intervista ai microfoni del Corriere della Sera
Redazione Golssip

Gene Gnocchi si racconta al Corriere della Sera. Prima avvocato e poi comico, con un sogno nel cassetto che è sempre lo stesso: giocare a calcio.

E quindi sono passati 40 anni dal suo debutto. Quando ha capito che avrebbe fatto il comico?

«Quando giocavo a calcio mi ero reso conto che ero quello che faceva sempre il cretino nel gruppo: facevo ridere, ma anche gli scherzi, come quando ho chiuso tutta la squadra nello spogliatoio per due ore e nel mentre sono andato a farmi un aperitivo. Ma ero benvoluto. Ho fatto una serata a Soresina ed è venuto a vedermi anche un mio ex compagno. Ora vende boxer e me ne ha regalati sei, segno che è rimasta dell’affezione. In quegli anni ho cominciato a pensare che la comicità poteva diventare una professione per arrotondare. Poco dopo, invece, mi sono ritrovato ad arrotondare come avvocato mentre facevo questo mestiere».

Gene Gnocchi: “Impazzisco se mio nipote non diventa calciatore. Anni fa si offese un ex Inter”- immagine 2

Il sogno nel cassetto

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Rimpianti?

«No. Però è stato un periodo formativo, ho avuto dei maestri molto bravi. Il mio vero rimpianto è legato al calcio. Una cosa fantastica, mio nipote si chiama come me e io gli ho già preso una trentina di scarpette da calcio: se lui non fa il calciatore io divento matto, impazzisco. Non vedo l’ora di accompagnarlo su un campo. Inutile parlare di libertà, il suo destino è segnato, poveretto». 

Davvero?

«Certo. Se mi dicono che non faccio ridere non me ne frega niente ma se mi dicono che non ho saputo giocare a calcio è l’offesa più grande».

E quale è la verità?

«Io ero molto bravo tecnicamente, ma un po’ lento. Sono arrivato alla Serie D ma a un certo punto capisci che non potrai fare più il calciatore a livello alto e se vivi quello sport visceralmente, come faccio io, soffri. Non aver giocato in Serie A è stato il mio cruccio ma l’ho sfiorata, nel 2006, quando grazie a Simona Ventura e "Quelli che il calcio" sono stato tesserato con il Parma. Non ho mai debuttato ma ero finito anche nel Fantacalcio e due ragazzi di Sassari, di cui poi sono rimasto amico, mi avevano preso».

Conosce calciatori che fanno ridere?

«Cassano fa molto ridere. Anche Totti fa ridere, solo inconsapevolmente».

 Qualcuno si è mai offeso per i suoi «ritratti»?

«Ricordo che Materazzi qualche volta si era offeso quando lo citavo... poi gli è passata».

Cosa diceva di lui?

«Ma niente, che quando giocava a calcio era un angioletto, uno che non aveva mai fatto un fallo, cose così...».