"Silenzio che non è esistito dentro di me per tutti quegli anni. È stato un tempo vissuto a metà perché in sottofondo c'era sempre quella voce che toglieva luce ad ogni conquista, ad ogni momento mio. Non ne parlai con nessuno per troppo tempo perché non avevo il coraggio di chiamarla per nome e poi perché mi sentivo in colpa nel dire che, ora che dovevo essere felice dopo tanta strada, gavetta, sudore, fatica, dopo tante difficoltà non lo ero. Soffocavo per non dire agli altri che stavo soffocando, pensate che stupida.
Cominciai l'analisi quando mi trasferì in un appartamento all'ottavo piano e la prima cosa che mi chiesi fu se per sicurezza potevo bloccare tutte le finestre, una pazzia da pensare ora, ma me lo chiesi, perché tenevo testa al buio ma non sapevo se ce l'avrei fatta sempre.
Ci andai per un anno due volte a settimana (poi scesi ad una) aggrappandomi alla bravura del mio psicologo. Capì da dove era partito tutto, da che ferite, tante e da che silenzi. Ma capire non è "uscirne". È durata 3 anni, dove dirvi che è stato facile sarebbe una bella cazzata, ma ne è valsa così tanto la pena che sono felice quando penso alla strada che ho fatto. Mi chiedete tutt se ne sono fuori, sì, ne sono fuori da tanti tanti anni, ma ho sempre uno sguardo verso quel buio intensissimo che è ridimensionato, quasi minuscolo, è innocuo ora, ma è sempre lì.
È un pezzo di me, è mio dovere sapere che c'è, che non sparirà mai completamente, che io sono stata anche quello. Se ne esce sì, ma non si cancella mai e va bene così, perché sono questo anche grazie a quello, a quella guerra contro me stessa e ora è tutto una figata anche per quegli anni lì, per tanto altro ma anche per quegli anni. Quindi non abbiate paura di parlarne, è la vita, succede e quando succede non è colpa di nessuno. Chiedete aiuto, trovate un posto sicuro dove parlarne e fottetevene se sembra "strano" o "ingrato", è la vita ed è vostra.
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