
"Non si inventano cose da un giorno all'altro", sottolinea. Felice, invece, di cantare al Circo Massimo che "con la sua storia, i suoi ruderi ha un suo valore sonoro oltre che storico e fa risuonare bene la mia musica, è un'ottima cosa per la voce". E per questo speciale tour ha previsto anche un "triangolo blues", "uno spazio nuovo, un momento dedicato al passato presente e futuro del mio blues".

La scaletta si sviluppa in ordine cronologico, "partendo dagli inizi, dagli anni Ottanta e arrivando a oggi. Per farla parlo molto con me stessa: ci deve essere un senso, le canzoni non si mettono una dietro l'altra a caso". Da sempre considerata la ribelle della musica italiana, Gianna Nannini rivendica la sua necessità di "non adeguarsi, mai. Alla famiglia, andando presto via di casa e contando solo su me stessa, al business musicale, producendo la mia musica da sola". Anche alle definizioni.
"Oggi il significato di rock, che è esigenza fisica di comunicare con il pubblico, è un po' venuto meno: non c'è più tanto confine con il pop in questo momento. Il rock inteso come messaggio è sminuito: ci vorrebbe pulizia e sincerità. Ci sono troppi prodotti che durano poco". Netta anche la sua posizione sul rap e sul linguaggio che viene usato, spesso considerato violento e sessista. "Il rap è la fotografia della strada: non si può identificare il linguaggio con la persona che offende. E comunque ci sono donne, anche nel rap, come Anna, che sanno difendersi bene con i suoi testi che mettono al muro", argomenta Nannini che sul facile successo dei giovani aggiunge: "il successo è più facile raggiungerlo che tenerlo. In pochi resistono".
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