
Lei che tifoso è?
—«Magari non sono molto appassionato di tattiche o questioni tecniche. Ma in qualunque posto del mondo mi trovi, guardo la partita del Napoli. Quest’anno è successo anche di dover rimediare con la sola radio. Ho ritrovato una dimensione dimenticata. E poi c’era Francesco Repice».
Ha parlato con Antonio Conte alla fine?
—«Sì. Lui resta. Fino alle vacanze resta, le fa a Capri, poi se ne parla».
Com’è stata la festa?
—«Mi restano impressi Toni Servillo, impassibile, fumava la pipa e osservava. Era Jep Gambardella in pieno. Silvio Orlando invece scatenato, e con la maglietta del Napoli sotto la camicia».
I giocatori si sono lasciati andare a cori per il laziale Pedro.
—«Comprensibile, no? I risultati alla fine dipendono da un sacco di cose».
Inspiegabile che si siano dimenticati di Arnautovic che si divora il gol scudetto.
—«Non credo, ce l’avranno nel cuore come ce l’ho nel cuore io».
Ma quella con l’Inter che rivalità è?
—«Non mi pare che ci sia niente di storico o di scomposto. La rivalità nasce dalla classifica in un dato momento del campionato. Personalmente non dimentico che l’Inter è una squadra con grande tradizione di giocatori argentini, per esempio. Questo semmai ci accomuna».
Sabato prossimo Affari Tuoi va in onda...
—«Guarderò la finale di Champions e farò il tifo per gli italiani».
Tipo Donnarumma.
—«Ma no, è giusto che se una squadra italiana è in finale tutti speriamo che...».
La smetta subito di nuovo.
—«Se poi dovesse vincere il Psg con un gol di Kvara, beh...».
(Repubblica)
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