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gossip
Totti ospite di 'NOVE' (screen tv)
«Mi è ancora impossibile girare a Roma da solo. Speravo di riuscirci nel momento in cui ho smesso di giocare ma invece no. La carriera ora è proprio finita? Sì, da mo che è finita. C'era un pensiero di tornare a giocare, ma giustamente... Se mi annoio? No. Adesso giro il mondo. Se aiuto a casa? Aiuto sì. O giro il mondo o aiuto a casa, dipende eh. Il minimo indispensabile. Faccio la spesa e la metto anche a posto, beh sono una persona normale, come tutti...». Così Francesco Totti, ospite di Fabio Fazio, a Che tempo che fa, in onda sul Nove. Il conduttore ha accolto in studio l'ex giocatore come l'ottavo Re di Roma.
Solita ironia, mai capito se inconsapevole o meno, per l'ex numero 10 giallorosso che ha anche detto: «I viaggi in Cina? Lì è anche peggio quando mi vedono. Li trovi ovunque, apri la porta del bagno e ci sono, ci sono in qualunque momento della giornata. Credo che il posto più strano che io abbia mai visto sia proprio la Cina».
-I record con la Roma? Non è da tutti una vita così...
No, ma è una vita stupenda. In particolare perché ho coronato il mio sogno di rimanere sempre alla Roma. Ho sempre detto 'sono nato con la Roma e morirò con la Roma' e questa è la frase che mi porto sempre dentro. Mi manca giocare. Gioco a calciotto ogni tanto, così per divertirmi. La passione difficilmente la metti da parte.
-Ma tu potevi finire anche alla Lazio?
No. Ero alla Lodigiani, tra virgolette la terza squadra di Roma. Un giorno il presidente chiamò i miei e disse che c'erano due opzioni, la Lazio o la Roma. Se mamma tifava Lazio? No, simpatizzava Lazio perché nonno tifava Lazio, ma non lei. Simpatizzava. Ma quando arrivò quella chiamata a mamma non ebbe dubbi, risposte Roma perché mio fratello, che le dava i calci sotto al tavolo perché scegliesse Roma, e il resto della famiglia erano romanisti. Avevo 11 anni. Al Milan potevo invece finirci prima e mi avevano offerto 300 mln di lire a 10 anni. Per fortuna la mia famiglia ha detto no. Sono stati coraggiosi i miei. Hanno rotto tutto quando se ne sono andati (i dirigenti rossoneri.ndr) e si volevano 'ammazzà' però... però ci sta dai... Hanno fatto la scelta migliore.
-17 giugno 2001. Te lo ricordi?
È l'unico, se mi scordo pure quello... Lo scudetto... Quella sera sono andato in giro con motorino e casco integrale, sudavo, faceva un caldo... Ma era l'unico modo che avevo per girare Roma. Eravamo poi in un ristorante in centro a Testaccio per festeggiare lo scudetto. È diventato impossibile uscire, siamo dovuti scappare via dai tetti, da quello dei preti, c'erano miliardi di persone penso. Però diciamo che ci siamo goduti quei cinque-sei mesi di festeggiamenti. 19 vittorie di fila per la Roma attuale? Non diciamo niente, diciamo alla fine. Penso che Ranieri lasci effettivamente la panchina, lo ha detto lui stesso in conferenza. Io speravo rimanesse. Diciamo che avrà le sue ragioni. Ha fatto quello che doveva fare, riportare la Roma in alto.
No. Mai. Io non ce la faccio. Caratterialmente sono troppo rosicone, istintivo, permaloso. L'allenatore non deve essere rosicone. Sei uno contro trenta e conoscendo come sono i giocatori dopo una settimana o caccio via loro o me ne vado via io. Mai sfiorato il pensiero. Zero al momento. Non è una cosa che scatta all'improvviso. Devi avercela dentro. Non è facile fare l'allenatore.
-Con Totti era facile fare l'allenatore?
Mica tanto. Io ho conosciuto tanti allenatori in 25 anni di carriera. Con alcuni mi sono trovato meglio, con altri peggio però con Spalletti gli ultimi anni sono stati più burrascosi. Ero alla fine e mi dispiaceva più che altro il modo. Poi abbiamo fatto pace, ci siamo rincontrati e sono stato molto contento. Mazzone, Boscov, Zeman mi hanno fatto da trampolino di lancio.
-Ma ti rendi conto di quello che ti è successo nella vita?
No. Ed è stata forse la mia fortuna. I miei amici lo dicono ancora. Non ti rendi conto di quello che hai fatto. E non mi rendo conto infatti. Perché fondamentalmente non ho fatto nulla se non quello che dovevo fare. L'ho fatto bene? E se uno deve fa una cosa deve farla bene, sennò che la fa a fare. Sono stato fortunato.
-La Nazionale?
Ho vinto il Mondiale e smesso nel 2006. Avevo deciso prima. Avevo detto vinco il Mondiale e poi resto. Il cucchiaio? Un colpo istintivo. Il genio non pensa, lo fa. Avrò cambiato 30-40 paia di scarpe a furia di farlo e riprovarlo. La Nazionale di oggi? Alti e bassi. Speriamo ritorni a vincere: non manca tanto. Con il mister e il gruppo di questo momento credo si possano fare grandi cose. Prima della finale contro la Francia del 2006 giocammo tutta la notte con Gattuso a carte, uno contro uno, sembravamo due ubriaconi. Era impossibile dormire. Troppa tensione. I francesi invece hanno dormito? E hanno fatto bene.
-Cosa fai ora?
Venticinque anni di carriera sono tanti, sono volati e per quello non ti rendi conto. Se sono felice? Sì. Molto felice, moltissimo.
-E se un ragazzino ti tira addosso la palla in spiaggia?
Ma chi me la tira addosso? Se succede, gioco con lui. Io sono rimasto sempre me stesso. Non cambierò mai e questa è stata la mia fortuna. Giro, ho una società di procuratori. Russia? Mi hanno invitato ad un evento di sport e sono andato.
-Chi vince il campionato?
Io lo so, ma non posso dirlo. Loro sono scaramantici. Però eh... è impossibile dai. Bisogna essere realisti.
(Fonte: NOVE)
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