
"Negli anni all'Inter, comunque, i miei problemi economici erano ben altri. Uno dei più ricorrenti erano i soldi per le sigarette. Avevo cominciato a tredici anni. Tutta colpa di mio padre, che mi mandava a comprarle, e del tabaccaio, che come resto, al posto degli spiccioli, mi dava caramelle oppure altre sigarette sciolte. «Cosa vuoi oggi?», mi chiedeva. «MS o Nazionali?». Costavano cinque o dieci lire l'una: erano preziose e proibite, irresistibili. Mi fermavo all'angolo a fumare e a tossire. Quando ero all'Inter fumavo già due pacchetti al giorno".
"Avevo le mie regole, che si potevano sintetizzare nella frase: dal lunedì al venerdì faccio quello che voglio. Zero limitazioni. Infatti fumavo due pacchetti al giorno, mangiavo a piacimento. Se capitava l'occasione giusta per uscire a divertirsi, non avevo dubbi: salivo in macchina e, da Torino, raggiungevo gli amici a Milano, dove la dolce vita era un po' meno sabauda. La mattina dopo in qualche modo mi alzavo e andavo ad allenarmi. E il mio corpo dietro, senza dar segni di cedimento: mai un'aspirina, per capirci. Se la tua normalità è questa, per forza poi ti senti immortale".
(Milanotoday.it)
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