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Bove: “La mia fidanzata e i miei genitori la mia forza. Dalla mia vicenda…”

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Il centrocampista della Fiorentina si racconta, dal ricordo dello sfortunato incidente ai suoi affetti, passando per le sue passioni
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Edoardo Bove, il centrocampista della Fiorentina che a dicembre rischiò la vita a causa di un arresto cardiaco sul campo, si è raccontato nel corso di una lunga intervista concessa a Vanity Fair: "Ricordo davvero poco, che ero in campo e che a un certo punto ha cominciato a girarmi la testa come quando ti alzi troppo velocemente dal letto, ho avvertito una sensazione di spossatezza… e basta. Non ricordo di essere caduto. Mi sono risvegliato in ospedale, toccandomi le gambe perché pensavo mi fosse successo qualcosa al ginocchio, un incidente. Per me, all’inizio, non è stato difficile come per i miei cari: io non capivo nemmeno la gravità della situazione, pensavo di essere semplicemente svenuto. Loro invece sapevano di avere corso il rischio perdere un figlio, un amico, o di potermi rivedere in condizioni… brutte".

E ricorda qualche sensazione dei minuti in cui ha perso coscienza?

"No, il nulla. Mi hanno raccontato, però, che quando ero in ambulanza ho fatto un po’ di casino: gridavo, mi dimenavo, dicevo cose a caso. Ho urlato “Fiorentina” fortissimo. Mi hanno dovuto legare".

Ha ancora paura?

"Mi fa paura non avere, per la prima volta nella mia vita, una routine. Non ho uno schema da seguire, posso fare quello che voglio. Prima, mi svegliavo la mattina e sapevo che il mio obiettivo era allenarmi. Ora faccio 200mila cose in più, anche più importanti, ma arrivo a sera e mi chiedo: ma che ho fatto oggi? Non sono appagato allo stesso modo".

In questi mesi qual è la persona che le è stata più vicina?

"La mia fidanzata Martina, con una forza e un amore incredibili ha gestito una serie di situazioni non semplici, è riuscita a prendersi cura un po’ di tutti. Anche dei miei genitori. Ma ho ricevuto affetto da parte di tutti".

Non se lo aspettava?

"Non così. Il mio caso ha quasi unito l’Italia, è stata una cosa potente. Per strada mi fermano anche i tifosi della Lazio per chiedermi come sto. Vede, alla fine se ti comporti bene, il bene ti torna indietro".

Giocando a calcio ha già guadagnato molto?

"Sì, siamo fortunati, guadagnamo molto più degli altri sportivi, e non so quanto sia giusto. Certo, è vero che il business che gira attorno al calcio fa muovere tanti soldi, dai diritti di immagine a quelli televisivi. Ma è anche vero che un calciatore di serie A per allenarsi fa molta meno fatica di un qualsiasi nuotatore".

Macchinoni e villoni non le interessano?

"No, ma anche io ho le mie passioni. Mi piace vestirmi, giocare a tennis".

Ha detto che le piacciono i vestiti, l’abbiamo vista in prima fila alle sfilate milanesi. È vanitoso?

"Abbastanza. A casa a Firenze io ho la cabina armadio, la mia ragazza no. Se me lo proponessero sfilerei anche, sarebbe divertente. Sono timido, ma se mi sento nelle condizioni di poter lavorare su me stesso per fare una cosa, allora la faccio. Però il mio punto debole sono i capelli".

Sa di essere bello?

"Avevo le mie belle insicurezze da piccolo. Quando mi sono operato ai turbinati del naso, perché respiravo male, il chirurgo mi ha anche proposto di alzarla un pochino questa punta. Oggi però sono più sicuro di me stesso".

Lei e Martina state assieme da sette anni.

"Ci siamo conosciuti a scuola, siamo cresciuti insieme. Sono quello che sono anche grazie a lei, e credo che anche per lei valga lo stesso".

Che tipo di coppia siete?

"Siamo riservati. Molto. Spesso le mogli dei calciatori li seguono, si occupano dei bambini, non hanno delle loro vere ambizioni. Noi abbiamo sempre cercato di sfatare questo stereotipo: lei ha studiato a Londra, ha la sua strada, la sua indipendenza".