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IL LIBRO

Francesca Fioretti: “Mai stata in cerca di vendetta. Davide non ci sarà più anche quando…”

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Un canto di rinascita, una testimonianza che Vittoria (la figlia) potrà leggere quando sarà più grande. C'è tutto questo nel libro di Francesca Fioretti, che esce oggi. Il dolore, ma più del dolore l'amore.

Redazione Golssip

Francesca Fioretti ha deciso di raccontare in un libro il suo amore per Davide Astori, la sofferenza, la vita dopo la sua prematura scomparsa. Una testimonianza che diventerà un lascito importante per la figlia, Vittoria.

“Ho pensato spesso di scrivere la mia storia, la nostra storia. Tutte le volte che ci ho pensato, ho pensato che non avrei saputo da dove iniziare, come andare avanti, come finire. Non è solo perché le cose da dire non sono riducibili a un libro, né lo saranno mai, ma perché il modo – il verso – mi appariva sempre qualcosa di irraggiungibile.

Come possiamo dare forma al sentire, quando il sentire è così reale, quando non esiste altro se non il modo in cui ti sta addosso, tra gli organi, nella mente, quando non esiste altro se non questo strato di pelle che è venuto via e ti fa percepire il mondo – i suoi odori, colori, la luce, la modulazione del suono, la presenza fisica, la sua assenza – come mai lo hai sentito prima?

Poi ho capito che non dovevo trovare un modo, che ne avrei comunque tentati molti. Che scrivere è come fare tutte le cose che ogni giorno – per urgenza, necessità, amore e desiderio – ho imparato a fare, da sola, per me stessa, per Vittoria.

Questo libro sarà tante cose, forse non riuscirà a esserne fino in fondo solo una.

Raccoglierà il mio mutamento, raccoglierà la mia consapevolezza. Sarà un modo per vivere ancora una volta il distacco, per provare a liberarmi, a librarmi, per andare di nuovo a capo, e stare immobile, a contatto con la rinascita e il dolore.

Sarà un modo per rendere giustizia a questa vita a cui chiedo tutto ancora con caparbietà, per trovare un posto al mio immenso amore. Scrivo questo libro per tre persone e due sole ragioni: per Vittoria, per Davide, per me. Per non dimenticare mai nulla. Per vivere ancora", ha scritto qualche giorno fa su Instagram.

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L'intervista a Marie Claire

“Quando mi hanno proposto di scriverlo ero molto, molto scettica. Sono stata parecchio riservata in questi anni, il mio lavoro è vicino a quel mondo mediatico, immagina le diverse pressioni che ho avuto sul parlare della vicenda, le ho dovute gestire, quotidianamente. Il mio scetticismo iniziale era dovuto all’idea di dover scendere a dei compromessi ma sono molto felice di cosa è diventato Io sono più amore. Spero sia chiaro che questo non è un libro sulla cronostoria mia e di Davide, ci sono temi più ampi: da come viene vista la donna alla gestione del lutto, dalla burocrazia del dolore ai tempi dei processi. Ho pensato di voler scrivere questo libro affinché Vittoria a 15 anni potesse leggerlo con una maturità diversa, e poi rileggerlo da donna, poi da mamma. Spero capisca tanto il lavoro che ho fatto e l’amore che ho per lei. E poi oltre che per Vittoria l’ho fatto per me, perché da tempo molti scrivono su di me articoli che, ogni volta che leggo, mi provocano la sensazione di soffocare, rimane sempre un argomento difficile da trattare ed emozioni che tornano a galla. Forse questa è la mia confessione, non è una liberazione perché non ti libererai mai di questo dolore, ma ogni volta cresco, mi sento una donna migliore grazie a ciò che mi è successo. Dal dolore si può trarre qualcosa in più rispetto a prima: io ora sono quel qualcosa in più, sono più amore rispetto al dolore, è un libro sulla forza e poi dissemino delle piccole lucine…”, ha raccontato Francesca in un'intervista alla rivista femminile. E oggi, finalmente, il suo libro è uscito. "Un canto di forza, dolore, rinascita.

La burocrazia (un dolore in più) e quell'ammissione coraggiosa

“Tutti i beni di Davide dovevano figurare nell’eredità di Vittoria: non soltanto conti o proprietà, ma persino gli oggetti più minuti. Così ho aperto la porta di casa a perfetti sconosciuti mandati dal notaio che per ore hanno catalogato ogni singola cosa, chiedendomi chi tra noi due l’avesse materialmente acquistata. Sono stati i momenti in cui ho avvertito di più la rabbia: io e Davide ci amavamo, stavamo crescendo insieme, è stato difficile lottare per definire ciò che significavo per lui, non so neanche se usare “ero/sono”, tutti avevano più diritti di me, la svolta l’ho vissuta quando ho visualizzato l’idea che Davide non avrebbe mai permesso tutto quello che stava succedendo. Quando ho avuto la certezza di ciò la mia rabbia è finita, ero serena, quegli iter burocratici sono diventati una routine che dovevo subire e stop. Ne ho sofferto tanto, aggiunta alla sofferenza di essere senza Davide, di crescere mia figlia da sola, di lottare per la mia indipendenza. I dolori pratici mi hanno fatto diventare più determinata nelle cose che ho ottenuto. Sarei potuta crollare da un momento all’altro” racconta Francesca. “Non sono mai stata in cerca di vendetta. Non riuscivo a dormire nel nostro letto, andavo a dormire sul divano, sceglievo un programma tv noioso per sperare di addormentarmi il più in fretta possibile” scrive. "Non voglio essere fraintesa su ciò che ho dichiarato dopo la sentenza: non sono felice, sono soddisfatta, perché non si può essere felici della conferma che Davide sarebbe potuto essere ancora qui. Un anno di pena è comunque un altro anno senza Davide. In quel tribunale ho vissuto emozioni contrapposte: questo processo è stato un percorso combattuto e quando si parla di responsabilità medica il tema è molto delicato. A oggi sono soddisfatta che ci sia stato il coraggio, anche da parte di altre persone, di vedere e ammettere che questa cosa è successa, anche se può sembrare assurdo. Davide non ci sarà più anche quando passerà questo anno, né nella mia vita, né in quella di mia figlia. Da un lato c’è questo sentimento di soddisfazione ed è tanto l’orgoglio di aver lottato per questa sentenza e averla avuta riconosciuta. Però c’è la profonda amarezza che sia stato anche riconosciuto che lui sarebbe potuto essere ancora qui".

(Marie Claire)

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