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Aida Yespica: “Ho vissuto in una favela. C’è una cosa che mi fa male ancora oggi”

Getty Images

In una lunga intervista concessa al quotidiano Libero, Aida Yespica racconta le vicissitudini che ha dovuto affrontare fin da piccola

Gianni

In una lunga intervista concessa al quotidiano Libero, Aida Yespica racconta le vicissitudini che ha dovuto affrontare fin da quando era bambina. Dalla povertà al successo, fino alla depressione post parto dopo la nascita del figlio, la showgirl si racconta: "Ho sofferto di depressione post-partum ed è stato un periodo faticosissimo. In più c’è stata la separazione con Matteo, che ha provocato ancora di più dei do- lori e delle grandi delusioni".

"Sono nata in una famiglia umile, la nostra casa era stata costruita da mio padre vicino a un fiume. Le scale erano fatte con delle tapparelle ed eravamo in otto fratelli; ho il ricordo chiaro di mio padre che faceva qualsiasi lavoro, dal muratore all’elettricista, per riuscire a dare da mangiare a tutti. Eravamo poveri ma felici".

"Sembrava che mio padre si aspettasse di morire. Avevo diciassette anni e vivevamo a casa di mia zia, in quanto la nostra era stata spazzata via dalla piena del fiume sulla cui riva era stata costruita. Mio papà non voleva che mi allontanassi troppo in quei giorni e mi continuava a dire “e se non sto bene cosa faccio?...”. Pensa che ero da poco ritornata dall’Italia proprio perché capivo che stava male".

E che cosa accadde?

«Mi arrivò una telefonata in cui papà non respirava, sono corsa da lui e l’ho visto morire. Ricordo di essere uscita dalla casa di mia zia urlando come una pazza in cerca di aiuto, ma non ci fu più nulla da fare. Papà se n’era andato. Devo dire che oltre al lutto, ci fu un fatto gravissimo che mi segnò ulteriormente».

Quale?

"Quando mio padre morì la mia famiglia mi mandò via da casa, e io dovetti andare a vivere da una amica in una favelas. Non avevo nemmeno i soldi per pagare i funerali e iniziai a lavorare di notte in un bar anche per cercare di tornare in Italia a fare la modella".

 Nel mondo del lavoro hai mai subito violenza?

«Sono sempre stata rispettata nel mondo del lavoro e mai nessuno e andato oltre al corteggiamento. Però c’è una cosa che mi fa ancora oggi molto male, ed è lo stupro che ho ricevuto quando avevo sette anni da un amico di famiglia che veniva sempre a casa da noi. Pensa che è tale il dolore che avevo rimosso totalmente quel mo- mento, finché nel 2016 una mia amica mi racconta di una sua violenza subita».

(Libero)

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