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Viktorija Mihajlovic: “Con la malattia di mio padre sono diventata grande. Gli auguro…”

La figlia del tecnico serbo parla in occasione del lancio del suo libro

alfa

La figlia di Sinisa Mihajlovic, Viktorija, ha parlato ai microfoni di Tuttosport in occasione dell'uscita del suo libro.

Martedì esce in tutte le librerie il suo libro “Sinisa, mio padre”. Qual è stata la ragione che l’ha spinta a scriverlo?

"La voglia di far uscire un altro lato di mio papà. Mio padre è sempre stato conosciuto come il “sergente”, come l’uomo tutto di un pezzo, l’uomo forte, con un carattere anche duro, per alcuni anche antipatico, freddo, sulle sue. Io invece volevo far emergere un suo altro lato, quello che ospita la sua generosità, la sua affettuosità, la sua bontà: che in realtà sono le sue doti principali. Sì, certo, è una persona che se la conosci rimane sulle sue anche per il vissuto che ha avuto e per dove è nato. Ha un’altra cultura, anche mia nonna è fatta un po’ così. Io quindi sentivo la voglia di far sapere a tutti chi è veramente Sinisa Mihajlovic. Poi ci sono tutte le adolescenti o i ragazzi che mi seguono sui social e spesso non capiscono la differenza tra questi canali virtuali e la realtà vera. Da molti di questi giovani sono vista come un idolo ma io invece con questo racconto ho voluto far capire che sono una ragazza normalissima che vive i problemi di tutti: dal litigare con i genitori ai problemi a scuola. In terza battuta credo che questo libro sia un’opportunità per far veder come la famiglia ha affrontato questo grande problema che ci è capitato con la malattia improvvisa di papà e quindi far vedere che si può e si deve reagire".

Prima di cominciare a riempire le pagine c’era qualcosa che la spaventava?

"Mi spaventava il fatto di mettermi a nudo e rivivere determinate emozioni scrivendo. Io l’ho fatto durante tutta la malattia per cui è stato difficile ma è stato anche terapeutico perché mi ha permesso di tirare fuori tutto".

Ricorda il giorno in cui per la prima volta si è resa conto di esser diventata grande e ha salutato la Vickj ragazzina?

"Sì, l’ho provato quando abbiamo ricevuto la notizia da papà della malattia. Ho sempre vissuto in una bellissima famiglia dove non mi è mai mancato nulla e non c’era mai stata la necessità di tirare fuori il carattere sino in fondo. Sono sempre stata tutelata. Ho sempre avuto la testa sulle spalle ma niente mi aveva mai messo alla prova nella vita davvero. Ero una ragazza di 20 anni che faceva le sue cavolate, studiava e andava in giro con le amiche. La prima grande responsabilità è arrivata di colpo quando, saputo della notizia di papà, mamma è partita di colpo con mia sorella e io sono rimasta in Sardegna dove eravamo con i miei tre fratelli più piccoli e sono dovuta diventare di colpo un po’ la mamma. Due fratelli grandicelli, di 19 e 18 e uno più piccolo di 13, più un amico loro. Ho dovuto fare mamma Arianna".

Ma se si immagina tra qualche anno mamma, che tipo di genitore si vede: libero o protettivo?

"Mio papà mi dice sempre “Non ti compro un cane perché non saresti in grado di gestirlo. Figurati un figlio”. Io non mi so gestire in effetti nemmeno da sola, ma è il mio desiderio più grande quello di farmi una famiglia e diventare mamma. Però con meno figli, mai cinque! Mi vedo laureata e felice con una persona con cui creare un mio nucleo".

Quando riemerge nei suoi pensieri il problema che vi ha stravolto la vita quotidiana cos’è: un brutto ricordo, un nemico da combattere o un’occasione per la quale riuscire comunque a crescere?

"E’ stata una situazione che mi ha fatto cambiare tantissimo a livello di persona. E’ qualcosa che ti porti dentro sempre. Anche se non è un pensiero costante è una sensazione che ti lascia in sottofondo un malessere con cui bisogna imparare a convivere. Purtroppo è una malattia lunga e poi non c’è una spiegazione, la devi accettare e basta".

Nel libro ricorda i regali di Natale di papà quando era bambino. Doveva scegliere tra una mela, una banana o una arancia. Lei che regalo vorrebbe fargli a Natale?

"A papà vorrei augurargli di continuare a provare per tutta la vita questo continuo piacere di sorpresa e passione per le cose anche semplici, come una boccata d’aria in mezzo alla natura. Dopo tutto il tempo passato in una stanza d’ospedale vive tutto al meglio. Vorrei che fosse sempre così che non le riportasse mai a condizioni normali".

Ha scritto che suo papà è diventato un’emozione che cammina. E’ cambiato tanto?

"Sì, per forza. Gli auguro di emozionarsi tutti i giorni e riuscire a tirare fuori ciò che ha dento. Fa bene!".

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