«Adesso che il calcio femminile si è messo in moto non si ferma più». Con queste parole Milena Bertolini, commissaria tecnica della Nazionale di calcio femminile, parla ai microfoni di Grazia del calcio femminile. «Il calcio fa sognare, è leggerezza e spensieratezza. Ed è anche lo sport più bello del mondo. Il calcio è uno dei pochi sport che durante la pandemia non ha subito stop. Ora, con gli Europei, è scoppiato l’entusiasmo, anche per la possibilità di avere il pubblico in presenza. Sono segnali di normalità, di leggerezza, di divertimento. Bambine che giocano a calcio? Lo è sempre di più, ma la partita per la parità rimane lunga. Siamo in un momento nel quale il movimento del calcio femminile è molto cresciuto, però ancora non abbiamo ottenuto il 100 per cento».
DONNE NEL PALLONE
Milena Bertolini: “Il calcio femminile non si ferma più, la partita per la parità…”
Il calcio femminile non si ferma più. Lo dice Milena Bertolini ai microfoni di Grazia, parlando della lunga strada che ancora le calciatrici devono percorrere...
La carriera
«Il fatto che sia una donna a commentare le partite degli Europei spero aiuti la normalizzazione. Non dico che vorrei incidere, ma sicuramente aiutare nel cambiamento culturale, sì. Muovere i ragazzi a cambiare, a percepire in maniera diversa lo sport. Sono nata con una predisposizione per lo sport. Dove abitavo, a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, giocavano tutti a calcio e così mi sono messa a farlo anch’io. Perché amo il calcio? È uno sport bellissimo, lo consiglio a una ragazza, perché è formativo. Ti fa crescere, come donna e come persona».
In alcune occasioni l’Italia di Mancini non si è inginocchiata contro il razzismo. Che cosa ne pensa?
«Credo che inginocchiarsi debba essere considerato un gesto personale. Ognuno deve poter scegliere in autonomia, sapendo che chi ha un ruolo pubblico, nel momento in cui compie un’azione, diventa un esempio e, nel caso di un calciatore o di una persona con una responsabilità pubblica, anche un simbolo. Il tema è la responsabilità».
Sono simboli anche le calciatrici italiane?
«Certo, la nazionale femminile è sempre più amata, anche perché le ragazze sono esempi positivi. Il loro comportamento fuori e dentro il campo ispira altre donne a dare il meglio».
Qual è l’insegnamento che ci viene dall’estero sul calcio femminile?
«Abbiamo tanto da imparare. Ovunque negli Stati avanzati e democratici, nel Nord Europa e negli Stati Uniti, lo sport femminile è considerato tanto quanto quello maschile. In Italia raggiungeremo formalmente la parità, ma solo nel calcio, il prossimo anno, quando finalmente le calciatrici saranno riconosciute come professioniste».
Su che cosa le donne devono ancora lottare, nel calcio e nello sport?
«La parità piena è ancora di là da venire. Maternità e parità salariale sono ovviamente i due temi più importanti, ma non solo. Sono anche la considerazione, lo status, gli ingaggi delle atlete nel resto nel mondo a essere diversi. Altrove uomini e donne dello sport sono pari, in Italia no. Credo che ci vorranno almeno dai quattro agli otto anni. Penso in termini di tempi olimpici (le Olimpiadi cadono ogni quattro anni, ndr). Ma sicuramente rispetto a qualche anno fa il movimento del calcio femminile ha fatto passi avanti. Servono più donne nei ruoli decisionali. Perché non basta avere tante atlete che giocano a calcio, o che praticano sport ad alto livello, servono anche più donne nei luoghi nei quali si prendono le decisioni. Quanti presidenti di club donna ci sono in Italia? Le donne ci sono nel calcio, ma a che livello? Decidono o no? La differenza passa da lì. In soli due anni, cioè dai Mondiali del 2019, è cresciuto il rispetto per la Nazionale di calcio femminile. Le calciatrici sono inarrestabili e lo dimostreranno, anche in campo», ha dichiarato Milena Bertolini a Grazia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA