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Fognini: “Ho lasciato il calcio perché volevo prendere le decisioni da solo. A mio figlio auguro…”

Getty Images

Il tennista si è raccontato in un'intervista a Grazia

Redazione Golssip

«Ogni atleta professionista mette in conto alti e bassi nella carriera, infortuni, imprevisti», dice. «Ma, adesso, guardo avanti. Presto scenderò di nuovo in campo». La prima sfida del nuovo corso di Fabio Fognini sarà l’Australian Open 2021, a Melbourne, dall’8 febbraio. A Grazia il tennista ha raccontato questo ultimo complicato momento: «Flavia non poteva a causa del lockdown. La mia mamma è la persona che, da sempre, si è fatta carico dei miei momenti difficili. Dall’operazione alle tonsille a quella al ginocchio, fino a quest’ultima alle caviglie, è sempre stata al mio fianco. Siamo in sintonia perché abbiamo lo stesso carattere. Anche se non si direbbe, visto che mio padre è quello che si espone in pubblico, mentre lei preferisce stare defilata».

Il peso della distanza da casa: «Credo sia normale. Quando hai una famiglia, cambiano le priorità e gli obiettivi. Continuerò a giocare a tennis fino a quando mi sentirò in buone condizioni fisiche. Poi, toccherà a quelli più giovani di me».

Futuro: «Cercherò di godermi gli ultimi anni della carriera senza pormi troppe domande sul futuro. Non m’interessa più trovarmi ai vertici della classifica mondiale, non fa differenza essere al decimo piuttosto che al 50° posto. Mi basta poter partecipare ai tornei. Sono consapevole del mio valore come tennista e so che, se sono in forma, posso battere anche chi è molto più in alto di me. Ma capisco anche che, a 33 anni, sono più vicino alle fine che all’inizio della carriera».

Un passato da calciatore: «Avevo 13 anni e ogni volta che saltavo gli allenamenti della squadra l’allenatore non mi faceva giocare le partite. A me sembrava un’ingiustizia. Ho deciso di lasciare il calcio perché volevo essere io l’unico a prendere le decisioni e ad assumermene la responsabilità. Nel tennis giochi, vinci e perdi da solo».

Le racchette spaccate? «Sono una persona impulsiva, emotiva. Mi arrabbio, ma mi commuovo altrettanto facilmente per le cose a cui tengo: il tennis ma, soprattutto, la mia famiglia, che viene prima di tutto. Diventare padre mi ha cambiato, i miei figli mi hanno reso meno egoista e mi hanno insegnato ad apprezzare le piccole gioie della vita».

L'augurio al figlio di non diventare un tennista: «Sì, perché so a quanti sacrifici bisogna andare incontro. Il tennis è uno sport molto egoista. Devi poterti prendere i tuoi spazi, i tuoi tempi, per allenarti, competere, pensare. Io sono fortunato perché Flavia è una sportiva come me. Se non ci sei passato, fai fatica a capire».

Che cosa si augura per il 2021? «Sinceramente, una cosa soltanto: la salute».

(Grazia)