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Paola Ferrari promette: “Dopo la quarantena sentirò la Leotta: quel furbone di Pardo vuole…”

La conduttrice della Domenica Sportiva sulla quarantena

Redazione Golssip

Paola Ferrari è in isolamento ormai dal 1. marzo. Della sua quarantena ha parlato con Il Fatto Quotidiano: "Sveglia abbastanza tardi. Ricca colazione. Sto con i miei cani. Giornali li ho già letti perché li leggo di notte. Poi ho un periodo dedicato alla lettura. Successivamente ginnastica. Un po’ di yoga. Sfido Pardo alle flessioni di Cristiano Ronaldo. Gioco a scacchi con i miei figli. Mi ero premunita con tanti giochi di società. Ho anche L’Allegro Chirurgo. Il bollettino delle 18? Non lo ascolto più. Non ce la faccio più. Mi dedico molto alla cucina. Spaghetti alla cicoria ripassata. Vedo 8 e mezzo. Guardo dirette su Instagram. Vedo i film o le serie".

45 giorni di isolamento:"Sono ligia alle regole ma essendo ribelle per natura, ogni costrizione mi è sempre costata fatica. Costrizione di qualsiasi tipo: mentale, di espressione, figuriamoci quella fisica. Però davanti alla sofferenza delle persone sono molto attenta alle regole. In un mese e mezzo sono uscita solo una volta per un collegamento con la DS".

Tornato il sereno con Diletta Leotta:"Mi ha offerto un caffè. Quando finisce la quarantena ci sentiremo. Il mio amico Pardo mi dice che è simpaticissima. Quel furbone di Pier vuole che andiamo da lui a berlo in tre. Vuole la forbice: la 20enne e la 50enne. Tikitaka ha insidiato la DS nello share? Ho sempre vissuto bene le competizioni con Pressing di Vianello e con l’edizione di Piccinini, ma devo dire che la DS è sempre andata molto bene grazie anche all’amore del pubblico generalista per il nostro brand. Non dico altro. Comunque se Pier ci mette insieme con Diletta a fare una puntata ci vado volentieri".

Niente Domenica sportiva e nemmeno lo sport… "Andiamo ancora in onda con una striscia di mezzanotte, ma io e Jacopo Volpi non andiamo più in sede. Giusto un presidio. Il mondo del calcio è complicato come il resto delle cose che accadono. Pensiamo alla valutazione sbagliata dell’Uefa di Atalanta Valencia che si è rivelata una bomba di diffusione del contagio. Peccato, però, perché il calcio servirebbe moltissimo agli italiani. Una valvola di sfogo e di passione. Penso a mio papà che ha 90 anni: se non parli di partite va giù di testa".

Social:"Twitto troppo perché considero ancora i social un’espressione di libertà. In realtà non è più così. Ho persino scoperto di essere stata monitorata sulle cose che scrivevo. Su twitter non scrivi articoli, ma offri il tuo pensiero libero che può essere anche spigoloso. Solo che qualsiasi cosa scrivi viene presa troppo seriamente. I social devono tornare espressione del libero pensiero, oggi li usano persino i presidenti del consiglio per le comunicazioni ufficiali".

(Il Fatto Quotidiano)

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