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Bebe Vio: “In quarantena ci ha salvato il prosecco, non so stare sola. Sapete quanto costa…”

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Bellissima intervista rilasciata da Bebe Vio alla rivista Grazia

Redazione Golssip

Bebe Vio ha rilasciato una lunghissima intervista a Grazia nella quale è tornata a parlare del primo lockdown:«Ne ho fatta metà a casa con la famiglia, a Treviso: la famiglia squadra ha tenuto alla grande. Ci hanno aiutato il prosecco e il nostro cane: si chiama Taxi ed è un Cocker Spaniel inglese di otto chili. Ti dico quanto pesa perché l’abbiamo usato per allenarci! E poi mio padre faceva l’animatore nei villaggi vacanze, quindi il suo contributo sul nostro equilibrio è stato fondamentale. Abbiamo organizzato anche il cinema in giardino... e fatto i turni per cucinare. Quando ci siamo potuti muovere un po’ mi sono trasferita con mia sorella a Milano - mio fratello, invece, vive a Venezia - e abbiamo fatto grandissime partite a Risiko».

Bebe non sa stare da sola:«Non riesco a stare sola un minuto. Se resto sola comincio a parlare ai muri. Adoro gli amici e tieni presente che io ora convivo con quattro coinquiline compagne di università, e poi ho anche le mie compagne di squadra che sono una bellissima esperienza di solidarietà al femminile, perché abbiamo tra di noi quasi un passaggio di testimone generazionale, cioè ci dividono sempre dieci anni. Io ne ho 23, poi siamo 33 e 43. Loredana, che è la mia capitana, io la chiamo mamma».

Il maschilismo nello sport italiano: «Nel mondo dello sport in generale non so dirti, ma nella scherma no. E sai perché? Perché le donne sono sempre state un esempio nella scherma. Noi siamo le più forti al mondo. Anche i colleghi uomini crescono studiando le mosse di Valentina Vezzali, di Alice Volpi, e questo ha creato ammirazione e profondo rispetto».

Il problema delle disuguaglianze rispetto alla disabilità:«Dunque, anche qui il problema non è tanto nell’inclusione sociale, perché lo sport si sa che è gioia pura e anzi facilita qualunque tipo di inclusione, bensì c’è un grande problema di tipo economico. Ti spiego: le gambe costano. Gli arti per fare sport sono modelli costosissimi e l’Inps (l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale, ndr) non te li passa. Sai quanto costa una sola gamba per correre? Tra gli 8.000 e i 15.000 euro. Io facevo scherma da bambina, poi, dopo le amputazioni tornare a fare sport è stato come tornare alla vita, capisci? Mica parlo solo di me. Per tutta la mia famiglia è stato così».

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Cosa si può fare?«Si fa con il volontariato, per esempio. Io e la mia famiglia abbiamo fondato l’Associazione art4sport che è una onlus con cui riusciamo a far fare sport a una quarantina di ragazzi, che vanno dai 3 ai 30 anni. Art4sport si adopera per raccogliere fondi da destinare all’acquisto di protesi e attrezzature e per indirizzare i ragazzi nella scelta del percorso sportivo da seguire. E poi crea progetti dedicati all’adeguamento delle strutture sportive, che sono un altro problema, l’accessibilità per tutti, capisci?Donare si può anche con il 5 x 1000, e comprando le magliette, e in tanti modi, sono tutti sul sito: art4sport.org. Io in realtà sarei una grafica, sai? E allora mi sono chiesta: come posso dare una mano io? Disegnando magliette. E iniziando a vendere quelle abbiamo messo assieme i primi soldi!».

Questione di talento:«Io non credo assolutamente nel talento. A me hanno detto sempre che era tutto impossibile. E adesso guarda! Adoro la storia del nostro atleta Jury Chechi che si rompeva sempre tutto e ricominciava. No, la perseveranza è la cosa che ci determina: con una buona squadra e tantissimo allenamento si fa tutto».

(Grazia)