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Sofia Goggia: “Sono la numero uno, mi prendo le mie responsabilità. In futuro…”

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La sciatrice bergamasca anche in questa stagione sta dimostrando la sua classe e la sua voglia insaziabile di vincere

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Sofia Goggia è forse IL volto dello sport italiano: la sciatrice bergamasca continua a vincere, emozionare e stupire, e non si nasconde di fronte a questo status ottenuto con talento, dedizione e sofferenza. Queste le sue parole, rilasciate nel corso di un'intervista concessa a Repubblica: "Ci sono tanti atleti che nel corso della carriera non si fanno mai male, altri invece sono sfortunati. Il mio percorso è bizzarro, perché io sono così, bizzarra. Se devo fare un incidente in macchina, mi cappotto e vado a finire su un furgone parcheggiato nella strada più in basso, come nel 2019. Mi rompo una mano, mi opero, faccio la gara il giorno dopo, vinco, non dormo la notte, la domenica faccio il superG. Ma chi me lo fa fare di andare disfatta il lunedì a Roma a sostenere l'esame all'università? Mi fa più paura quello, che una discesa col bastoncino attaccato alla mano con lo scotch".

Tra dieci anni come si vede senza tutta questa adrenalina?

"Non sai mai cosa ti riserva la vita. La mia è molto intensa, l'intensità è una condizione esistenziale, io lo sono in tutto quel che faccio, sennò rinuncio. È il mio modo di fuggire da mediocrità, superficialità. Ci sono campioni che non emozionano, altri che vincono meno ma riservano emozioni forti".

Il termine Wild le corrisponde?

"Io sono sempre wild, selvaggia. Come ci diciamo col mio amico Ferdi del liceo, stay wild ma mìa tròp, ma non troppo in bergamasco. Selvaggia il giusto".

Attorno a sé le fa piacere avere persone che parlano bergamasco, come il suo tecnico Luca Agazzi e lo skiman Barnaba Greppi?

"Non era Bruce Springsteen a parlare di origini, del desiderio di portarle con sé nel mondo? Avere radici forti, ma anche ali per volare. Il radicamento è fondamentale. Sul mio casco c'è lo skyline di Bergamo, ovunque vada dico, che so, "bello Lake Louise, ma le Orobie di più". Qui ho il mio cane, i boschi, la messa alle 18, il bar, la gastronomia che fa i casunsei a mano, l'edicolante Marco col giornale cartaceo. I posti dove vive la Sofia fanciulla, che ho bisogno di recuperare e tenere stretta".

È stato il primo anno senza Pellegrini, Paola Egonu non ha vinto il Mondiale, Benedetta Pilato è molto giovane: ora è lei la numero 1 dello sport italiano?

"Lo sono. Ho vinto le Olimpiadi, sono nella storia in una prova pazzesca come la discesa. Ho fatto imprese incredibili, come a St. Moritz".

Le pesa?

"Sono come sono, e mi prendo le mie responsabilità".

Qualche volta la ricerca del successo a ogni costo porta a storture come nella ritmica.

"Si sapeva di allenatori che abusano in quel mondo, le prime a parlarne sono state le americane. Sono rimasta dispiaciuta, ma non stupita: vessazioni e violenza psicologica sono alla base dei metodi di tanti allenatori che dovrebbero essere educatori, invece distruggono vite in una fase di sviluppo. Per fortuna sono sempre stata cicciottella, mia madre mi teneva a dieta, faccio uno sport dove non devi essere perfetta al grammo".