Ha sempre detto che non voleva diventare padre.
—«Ho sempre sentito che i figli sono delle madri, e che quindi la funzione del padre è una funzione di osservazione, di assistenza esterna, di presenza silenziosa e di appoggio. Nel libro riporto un passaggio della Prima notte di quiete di Zurlini, mio amico, in cui Delon e Sonia Petrovna dialogano davanti alla Madonna del parto di Piero. Lei chiede: "lei vorrebbe avere un figlio?" e lui: "Non ne ho più la volontà, il coraggio, la fantasia. Ho scordato troppe cose"».
Ma ora è grato alle signore che, nonostante lei, hanno fatto nascere i suoi tre figli?
—«Direi che sono soddisfatto della bella opera».
Recentemente Giampiero Mughini ha detto al Fatto quotidiano che per stare in prima fila lei avrebbe fatto anche la ballerina.
—«Beh, se avessi avuto diciamo gli strumenti tecnici per farlo in maniera non dilettantesca, anche fare la ballerina avrebbe avuto un significato. È una bella battuta».
E comunque il ballo richiede apprendistato, rigore e controllo del corpo. In questo periodo di malattia diceva che è cambiato il rapporto con il suo corpo. Fa fatica?
—«Sì, prima il mio corpo non lo vedevo neanche, nel senso che non mi occupavo di lui. Adesso devo vedere se riesco a dormire bene, se riesco ad andare in bagno, ho un dialogo con il corpo che non avevo avuto mai».
Oltre all'assillo della manutenzione primaria quotidiana, che piani ha?
—«Il progetto per una mostra sull'arte e la vecchiaia, la dovevamo progettare per il Giubileo, abbiamo rimandato, sono i grandi capolavori degli artisti negli anni tardi. Tiziano, Michelangelo...».
Per esempio i figli, li ha visti di più?
—«Sì, li ho visti in tempi recenti con più frequenza. E provo soddisfazione per la loro volontà di fare e dare forma alla loro vita. Vedere crescere la progettualità».
E quindi se dovesse definire la sua situazione adesso come la definirebbe, perché non è lo Sgarbi pirotecnico, irruento, incurante, sempre all'attacco di un tempo. Quante volte al giorno dice «capra capra capra»?
—«Adesso no non lo dico più».
Perché?
—«Perchè faceva parte del divertimento, del gioco che in questo momento non c'è. Ma comunque qualche volta lo penso».
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