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Alena Seredova e la quarantena: “Il Coronavirus mi ha insegnato una cosa non da me. E la gravidanza…”

L'ex compagna di Buffon ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera

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"Lunga intervista concessa da Alena Seredovaal Corriere della Sera. Ecco le dichiarazioni più importanti della modella, ex compagna di Gianluigi Buffon.

"Alena Seredova, quanto ci si pensa prima di avere un figlio a 42 anni, dopo un divorzio, avendone altri due da un padre diverso?

"«Per come sono fatta io, molto. Io, già ragazzina, sapevo di voler essere madre, ho fatto anche la volontaria in un orfanotrofio: portavo i bimbi in campeggio d’estate. Ma ora, prima di decidermi, ho sentito la necessità di ritrovare equilibri che si erano persi. Non mi sarebbe piaciuto avere un altro figlio, prima di essere sicura che siamo tutti sereni».

"Parla degli equilibri di una famiglia allargata?

"«Sarà perché sono all’antica o perché i miei stanno insieme da mezzo secolo, ma non amo il concetto di famiglia allargata: preferisco l’idea di due famiglie serene in cui i ragazzi stanno bene da entrambe le parti. Non sono per il Natale coi nuovi compagni, gli ex e i figli di tutti: non mi sembra sano e penso che confonda i bambini».

"Questa sarà la prima gravidanza senza una copertina con pancione a vista. Se non ci fosse stato il Coronavirus, l’avrebbe fatta?

"«Ne avevo fissata una il 19 marzo. Ovviamente, l’ho cancellata, ma idealmente avrei preferito farla: in questo buio in cui tutti i giorni alle 18 aspetto il bollettino dei contagiati e dei morti, pregando per numeri che aprono una speranza, penso che vedere un pancione sia un inno alla vita».

"Com’è aspettare un figlio dopo i 40 e aspettarlo in tempi di pandemia?

"«Le persone che amo stanno tutte bene, per cui non mi lamento. Diciamo che il Coronavirus mi ha insegnato una cosa non da me: non programmare. Io sono una che prenota il viaggio di Pasqua un anno prima. Prenoto e mi si mette il cuore in pace perché ho l’orizzonte di qualcosa che accadrà. Ora, non puoi viaggiare né prenotare. L’Alena dei tempi normali sarebbe triste, quella di oggi si è adattata. Non so neanche come partorirò: se potrò andare accompagnata e se Alessandro potrà vedere la bimba appena nata o stare in sala parto. Eviterò d’informarmi fino all’ultimo, però mi piacerebbe vivere l’emozione di vedere Ale quando nasce la sua prima figlia. Quel momento lì è fortissimo: ci arrivi totalmente sfinito, tutto è esagerato, le reazioni sono amplificate».

"Come si ritrova fiducia in un uomo e nell’amore dopo un divorzio?

"«Ale ha avuto molta pazienza. Io, prima di tutto, mi sentivo di proteggere i miei cuccioli. All’epoca, erano piccoli. Credo che anche a lui fosse chiaro che ci sarei rimasta male se mi avesse lasciata dopo che gli avevo aperto la mia casa, con due figli già in una situazione che capivano poco e che avevano visto arrivare un’altra figura femminile a casa di papà. Perciò, ho preferito essere proprio certa».

"E quanto ha impiegato a essere certa?

"«È stato un percorso lento e naturale, abbiamo passato tanto tempo coi ragazzi e con amici con figli. Volevo che anche Alessandro potesse capire se gli piaceva una donna che sta tanto coi figli. Io, per come sono fatta, quando mi ha invitata per il primo weekend insieme, gli avrei risposto: veniamo tutti. Mi sono trattenuta».

"Il momento in cui gli ha detto «sono incinta»?

"«Eravamo in macchina, ha chiamato il laboratorio, l’abbiamo saputo insieme. È stato esattamente come l’avrei desiderato, perché volevo che Alessandro fosse con me: sapevo che saremmo stati felicissimi entrambi».

"A 16 anni, girava già il mondo come modella, come era successo?

"«Nonna faceva maglioni ai ferri per una rivista e li fotografava addosso a me. Mi segnalò per una sfilata di una ditta di wurstel e affini e mi pagarono con un salame enorme. In regime di razionamento, era un regalone. Però, finì lì. Io sognavo di diventare insegnante, o hostess perché amavo le lingue, ma accompagnai un’amica a un casting e invece presero me».

"L’esordio nel sabato sera di Giorgio Panariello?

"«Non parlavo italiano, non cantavo, non ballavo, non capivo perché la mia agenzia mi avesse mandato a quel provino. In più, mi chiamarono che stavo nella Repubblica Ceca, in campeggio con cento orfani. Feci un viaggio allucinante in treno e autobus. Arrivo ed ero sfatta. Imploro una birra e una cotoletta. Lo conquistai così».

"Dopo la gravidanza, progetti di lavoro?

"«Non di lavoro, a parte seguire i profumi che ho creato e hanno nomi di città: Milano, Levanto, Praga, Torino. Il progetto è dimagrire».

"In definitiva, un bilancio della sua quarantena?

«Il momento è così brutto, ma la nuova vita che c’è nella pancia lo fa diventare molto meno brutto. Ci sono preoccupazioni in più, alti e bassi, ma la sera ti metti nel lettone senti e vedi i calci nel pancione, ti si scalda il cuore e dimentichi tutto fino al giorno dopo».