Doppio record mondiale del 1978 oltre i due metri e l’oro olimpico a Mosca, due anni dopo, ai Giochi del boicottaggio statunitense. La campionessa Sara Simeoni si racconta in un’intervista sul quotidiano La Ragione. “Quando vado nelle scuole c’è sempre entusiasmo e un senso di gratitudine, eppure ho smesso nel 1986. Siamo stati campioni e punti di riferimento in un’epoca dolorosa per il paese, nell’era del terrorismo. Con i nostri successi abbiamo regalato una speranza”, commenta Simeoni.
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Sara Simeoni: “Momento straordinario per l’Italia dello sport. L’unico rimpianto è…”
Nel 2014 il Coni l’ha nominata donna dello sport italiano. I trionfi di Sara si sono intrecciati agli sprint di Mennea. Sara e Pietro hanno condiviso gli inverni di fatica e allenamento a Formia, le battaglie olimpiche, le vittorie, le sconfitte, i record e grazie a lei, lo sport femminile si è conquistato lo spazio che meritava. “Dopo quei successi, alle gare femminili il pubblico c’era, eccome”, ricorda la saltatrice in alto azzurra, “Gli spettatori stavano imparando a seguire lo sport femminile sulla scia del racconto dei quotidiani, delle riviste che iniziavano a darci lo spazio che con le prestazioni, ci sarebbe spettato di diritto. Siamo state testarde, ci siamo riuscite. Io, come apripista, sono stata decisamente testarda”.
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Sui campioni di oggi Sara Simeoni commenta: “L’Italia dello sport vive un momento straordinario. Jacobs, Sinner, Ceccon, c’è stato un grande ricambio generazionale, gli stranieri non ci sembrano più marziani”, dice Sara, “Il mio unico rimpianto è che gli sportivi di oggi sono meno autentici. E’ inevitabile, forse per i social, forse perché anche lo sport segue la società che brucia e consuma tutto in pochi attimi. Si è persa un po’ di genuinità”.
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