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Sanremo, il motociclista che ha portato Ibra: “Ecco com’è andata. Mi ha promesso…”

Getty Images

Le parole di Francesco Nocera, colui che ha portato Ibrahimovic a Sanremo in moto

Marco

Lunga intervista concessa ai microfoni di Repubblica da Francesco Nocera, il motociclista che ha portato Zlatan Ibrahimovic al Festival di Sanremo dopo un incidente in autostrada. Ecco com'è andata: «A Borgio Verezzi, dove abito -  racconta Nocera -, si sapeva solo che c’era stato un incidente bruttissimo in autostrada verso la Francia, tra Borghetto e Albenga. Due camion erano rimasti di traverso su entrambe le carreggiate e non passava più nessuno. Così si è formata una grande coda anche sull’Aurelia. E io, che sono nato a Pietra Ligure e conosco la zona, ho deciso di prendere la moto. In genere lo faccio solo d’estate. Finite tutte le mie cose, verso le 20 sto tornando a casa piano piano, nel tratto da Albenga a Borgio, quando…» .

Quando?

«A un incrocio vedo questo grande van nero e mi viene la curiosità di sbirciare dentro. Vedo Ibra e mi prende un colpo: sa, sono milanista. L’autista abbassa il finestrino e sento la voce di Zlatan: "Mi dai un passaggio a Sanremo?". Ovviamente rispondo di sì. Poi chiamo mia moglie e le dico: farò un po’ tardi, devo portare Ibra a Sanremo. Lei non mi crede, io le dico di registrare il Festival. Faccio inversione e vado a prendere l’autostrada ad Albenga» .

Sembrava una gag preparata da Amadeus e Fiorello.

«Ma quale gag, è tutto vero. Ammetto che per i primi cinque minuti ho avuto paura. Immagino la scena vista dagli altri. Io tesissimo per la responsabilità, alto 1,70, sul mio scooter. Lui dietro gigantesco, con le gambe che spuntavano fuori dalle ruote di non so quanto. Ma alla fine siamo arrivati. Mi ha ringraziato ed è corso in teatro».

Ha anche detto che lei non gli sembrava un motociclista provetto e che perciò le ha chiesto di guidare.

«Gli ho detto di no. Però sul fatto che io non sia un grande motociclista ha ragione».

Gli ha veramente confessato che non aveva mai guidato prima la moto in autostrada?

«Sì. Lo scooter lo uso solo da giugno a settembre, quando in Liguria fa caldo. Comunque avevo un casco e lui è montato su. Jeans, giaccone nero, cappello, mascherina: per fortuna non faceva molto freddo».

Avrete chiacchierato, durante il viaggio?

«Macché, è il mio grande cruccio. A parte che non si sarebbe sentito niente, ero troppo concentrato. Avvertivo la responsabilità di portare un personaggio del genere, per di più al Festival. Ero molto teso, poi a poco a poco mi sono sciolto, anche grazie a lui. Per fortuna non c’era tanto traffico, pochissime macchine».

Ibra in tivù si sta rivelando molto spiritoso: nemmeno una battuta?

«Mi ha detto solo di non fare le corse, di andare come ero abituato e di non preoccuparmi, perché l’importante era arrivare. Ho visto dopo che ha fatto il video col telefonino»

«Avevo il gps su di me», ha scherzato ieri Ibra, tornando sull’episodio.

«Quando siamo usciti al casello di Arma di Taggia, mi sa che ha messo il navigatore per via Roma. Gli ho detto: "Tranquillo, Ibra, so dov’è l’Ariston". Quando siamo spuntati dietro il teatro, intorno alle dieci meno un quarto, c’erano i carabinieri davanti. Vedendo la scena del gigante che scendeva dalla moto, avranno strabuzzato gli occhi. Zlatan è grosso, ma in tv o allo stadio sembra più piccolo e non rende l’idea: dal vivo è proprio un colosso».

Lei è milanista, diceva.

«Da quando avevo 6 anni e un cugino più grande trasmise la passione a me e mio fratello.

Adesso ne ho 49 e ho un’impresa di costruzioni, ma a San Siro, se posso, ci vado. Anzi, ci andavo, quando si poteva entrare: a volte con un mio amico che ha una grande azienda di fitness, in tribuna rossa. Lì ho visto Franco Baresi, ma non ho mai fatto un selfie con nessuno».

Ora avrà quello di Ibra.

«Non c’è stato il tempo, è scappato via. Ma mi ha promesso una maglia autografata. Sono tornato a casa a vedermi il Festival. Mi è piaciuto. Zlatan si è confermato davvero molto intelligente e alla mano: l’episodio del mio motostop lo dimostra».