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Marialuisa Jacobelli: “Il mio ex? Era violento e si inventò che lo tradivo con Mbappé”

Marialuisa Jacobelli: “Il mio ex? Era violento e si inventò che lo tradivo con Mbappé” - immagine 1
Le parole della conduttrice tv: "Non penso di essere ancora pronta per una relazione, questa esperienza mi ha segnata molto"

Marco

Intervenuta ai microfoni del Corriere della Sera, Marialuisa Jacobelli, giornalista e conduttrice tv, ha parlato così della condanna ai danni del suo ex, diventato uno stalker dopo la loro rottura: «Sono sollevata, come se finalmente si fosse chiuso un cerchio dolorosissimo. Sono stata fortunata. Devo dire grazie ai miei avvocati, Federico Cecconi e Massimiliano Mariani, alla magistratura, al capo della squadra mobile di Milano, Marco Calì, un uomo meraviglioso e di grande umanità».

Almeno non ha perso la fiducia nel genere maschile.

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«Beh, sinceramente ancora non l’ho recuperata. Non mi fraintenda: ho amici, fratelli, conosco tanti uomini che sono bravi e consapevoli, a partire da mio padre (Xavier Jacobelli, già direttore di Tuttosport, ndr). Però non penso di essere ancora pronta per una relazione, questa esperienza mi ha segnata molto».

Com’era cominciata?

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«Con una partita del Chelsea a Londra, un anno fa. Amici comuni mi presentarono questo uomo, che all’apparenza era normalissimo, gentile, interessante. La storia è iniziata così».

Quali sono stati i punti di non ritorno?

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«Il 2 gennaio a Montecarlo fu molto violento con me, mi mise le mani addosso. Aveva l’irrazionale convinzione che avessi una storia con il calciatore Mbappé. Lì chiamai subito la mia amica Christine, il mio faro, sapeva tutto di noi dal primo giorno: è stata lei a calmarmi e a tranquillizzarmi in più di un’occasione. Lui poi si scusò moltissimo, disse che non sapeva cosa gli fosse successo, mi chiese di dargli un’altra possibilità».

Gliela diede a Parigi.

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«Con un’amica avevo organizzato un viaggio per il mio compleanno, il 23 gennaio. Lui si aggregò. E lì ho capito che dovevo chiudere. Perché dopo che ho postato una fotografia su Instagram, cominciò a darmi della prostituta, con minacce e insulti pesanti».

A giugno finalmente lo ha denunciato.

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«È stato un percorso lento per me. Ormai soffrivo di attacchi di panico, ero seguita da uno psicologo che vedo tuttora, avevo paura di uscire di casa e paura di trovarmelo dentro casa all’improvviso, come se potesse succedere qualcosa di irrimediabile. Ho dovuto traslocare. Mi è rimasto l’istinto di guardarmi a destra e a sinistra per strada».

Non si era confidata con i suoi genitori?

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«A mia madre avevo detto qualcosa, ma non tutto, perché non volevo che si preoccupasse: lui poi ha cominciato a mandare centinaia di messaggi anche a lei, per convincerla a farci tornare insieme. Con mio padre ne ho parlato tardi, e mi pento, perché in questi casi bisogna subito cercare degli alleati, tra i parenti, gli amici, le forze dell’ordine, gli avvocati. È che noi donne pensiamo sempre di risolvere le cose da sole».

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