Marcel Jacobs, intervistato da La Stampa, ha rilasciato parole pesante nei confronti della federazione di atletica italiana e del mondo delle competizioni agonistiche: "Sono successe troppe cose che mi hanno fatto perdere la scintilla. Fatico a tenerla accesa. Non sento il richiamo della pista e mi preoccupa. Devo vedere se vale la pena continuare a soffrire. Sto ancora riflettendo: se vado avanti, non è solo per vincere gli Europei, è per tirare dritto fino a Los Angeles 2028, ma senza entusiasmo è inutile".

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Jacobs: “Non sento il richiamo della pista. Destabilizzato dal caso spionaggio”

"Non sono più tra gli atleti top? L'ho letto, ero consapevole e non mi sono posto il problema. Già nel 2025 non ho avuto accordi con loro. Con la finale a Parigi ho dimostrato di esserci, non mi pareva di essere da buttare via, invece mi hanno presentato nuovi parametri. Li rispetto, poi scopro che per altri, a parità di condizioni, è andata diversamente: mi sento preso in giro. Tamberi è rimasto in quella lista e io no? Lo conosco, Gimbo sa mantenere i rapporti con le persone, caratteristica che al presidente Mei piace. Io ho un altro carattere, non riesco a fingere di fare l'amico".

"Il caso spionaggio? La situazione non è stata percepita nella sua gravità. Mi ha destabilizzato e travolto, pagare qualcuno per frugare negli affari miei è inconcepibile, definisce, a prescindere dalle questioni penali, che c'è un livello di invidia fuori controllo. Resto turbato, è stata violata la mia privacy e da una persona con cui ho condiviso la nazionale nel 2014. Filippo ha affrontato la situazione e glielo riconosco: mi ha chiamato quando è uscita la situazione, ha avuto coraggio, con lui l'imbarazzo è durato cinque minuti in nazionale".
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