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Galliani: “Berlusconi? Ero a Istanbul, mi è caduto il mondo addosso. Era la mia guida”

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Le parole dell'ad del Monza: "La cosa che mi colpisce — nel ricordo — è che parlava solo del futuro, come ha fatto durante tutta la sua vita"
Marco

Adriano Galliani, ad del Monza, nel corso di un'intervista ai microfoni del Corriere della Sera ha parlato così della scomparsa di Silvio Berlusconi: «Ero a Istanbul per la finale di Champions League. A un certo punto mi chiama Danilo Pellegrino, l’ad di Fininvest… Mi è cascato il mondo addosso. Ho considerato Silvio Berlusconi non solo il mio presidente, ma soprattutto la mia guida e amico affettuoso, presente in ogni momento della mia vita. Il vuoto che ha lasciato nel mio cuore è incolmabile, ma oggi essere chiamato a correre a Monza è il più grande onore che mi potesse capitare».

Quando lo aveva sentito per l’ultima volta? 

«Poco prima della sua scomparsa. Abbiamo parlato di tante cose, come sempre: di sport, politica, famiglia. Continuava a lavorare, anche dal suo letto al San Raffaele. La cosa che mi colpisce — nel ricordo — è che parlava solo del futuro, come ha fatto durante tutta la sua vita, pieno di progetti, di idee, di entusiasmo per le cose da fare».

Alla fine, dopo quasi mezzo secolo assieme, è riuscito a dargli del tu?

«Assolutamente no. Lui invece, ultimamente, mi dava del tu».

Il momento più bello?

«Esiste una dimensione di ricordi intimi, familiari, che vorrei rimanesse privata. Ma posso dire che i momenti più belli sono stati due: la promozione del Monza in Serie A dopo 110 anni e la prima vittoria nella Coppa dei Campioni del Milan, a Barcellona, nel maggio 1989 contro la Steaua Bucarest».

Se fosse qui come avrebbe commentato la débâcle dell’ultimo derby? 

«Forse vi sorprenderò: Berlusconi era certamente un grandissimo tifoso del Milan, ma non era affatto anti-interista, perché si sentiva cittadino di Milano. Avrebbe sofferto molto per il Milan, ma avrebbe riconosciuto i grandi meriti dell’Inter, che ha giocato una partita perfetta. Era un esteta, anche nel calcio, e il fatto che una squadra della sua città avesse giocato così bene, gli avrebbe fatto piacere».

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