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Cannavaro: “Mia moglie Daniela gelosissima, senza di lei sarebbe stato più difficile”

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L'ex difensore e capitano della Nazionale ha rilasciato un'intervista nel giorno del suo cinquantesimo compleanno
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Calcio e non solo. Fabio Cannavaro, ex difensore e capitano della Nazionale, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera nel giorno del suo cinquantesimo compleanno: "È una tappa importante. L’età della serenità, ecco. Oggi sono un uomo più vecchietto (ma anche no, sorride), mi sento bene e in forma e di questo ringrazio Dio. Tiro la linea: ho fatto calcio ad alti livelli, ho iniziato nella squadra della mia città, ho vinto in piazze importanti. Sono l’ultimo italiano che ha un Pallone d’oro in bacheca. Ho avuto fortuna? Forse sì. Ma sono stato anche bravo a farmi trovare pronto. Bisogna saperci salire sui treni, quando passano. Non ho mollato nulla. E mica è finita...".

È stato tra i primissimi ad allenare in Arabia.

"Ero all’Al Nassr, la squadra dove adesso gioca Ronaldo. Altri tempi: andammo via quasi tutti perché non ci pagavano gli stipendi. Raccontarlo ora sembra un paradosso".

L’Arabia è oggi il nuovo Eldorado, contano così tanto i soldi per un calciatore?

"Non facciamo gli ipocriti, è difficile dire no a tutti quei soldi. Ma in ogni caso è anacronistico continuare a pensare che l’Italia sia il campionato più difficile, la Premier quello più bello. Il calcio è cambiato, e poi i giocatori hanno 10 anni di attività, non possono permettersi di dire qui sì e qui no".

Ha un’idea di quanto ha guadagnato? Da calciatore e da allenatore?

"Certo che ce l’ho. Ed è tanto. Ma ho anche speso. I soldi servono ma come mezzo. Non ti fanno felice, ma devono garantirti benessere. Compro e mi faccio regali, viaggio in business e non economy, per esempio".

Da 30 a 50, cos’è cambiato?6

"All’epoca mi sentivo Superman. Bello, forte, con gli addominali scolpiti. Avevo il mondo ai piedi ma mi godevo poco: dovevo fare, costruire, raggiungere. Mi sfuggiva il piacere delle piccole cose. A 50 anni ho scoperto il mare, la montagna, le passeggiate, la bicicletta che oggi per me è una compagna di vita".

Un rimpianto e un desiderio.

"Chiedo scusa ai miei genitori per il tempo che gli ho sottratto, oggi me ne rendo conto perché li vedo più anziani e in qualche modo più fragili. Il desiderio è appunto recuperare".

Sua moglie Daniela, sposata giovanissima: ha visto poco anche lei?

"Senza il suo sostegno sarebbe stato più difficile. Sono tornato dalla Cina dopo il Covid perché ne sentivo la mancanza. Abbiamo tre figli e la famiglia è un motivo di orgoglio: non è facile tenerla in piedi spesso anche a distanza. Ci vuole pazienza e tanta complicità".

Daniela è gelosa?

"Tantissimo, lo è stata e ancora adesso lo è".

Ha vissuto tanto all’estero, si sentiva straniero?

"Mi sentivo lontano mai straniero, nè a disagio. Casa per me è solo Napoli, tornarci era sempre riconciliarsi col cuore".

Quando si guarda allo specchio cosa pensa?

"Sono sereno e... bello! Meno vanitoso rispetto a 20 anni fa, meno narciso ma più consapevole".

Ha l’etichetta di presuntuoso, concorda?

"Ho vinto tanto da calciatore e pure da allenatore mi sono fatto rispettare, ne sono orgoglioso. Se questa è presunzione, ho ragione ad esserlo. dal punto di vista professionale ha fatto tutto quello che potevo, ho realizzato i miei obiettivi. Qualcuno dice anche che ho una postura un po’ impettita, lo so. Ma sin da ragazzino camminavo e mi muovevo così. Cosa devo farci? Chi mi conosce bene, sa anche che in realtà sono un semplicione".

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