"Cristiano Ronaldo non dovrebbe permettere che la sua fama e il suo status di celebrità vengano usati come strumento di 'sportswashing' dai Sauditi. Invece di elogiare pubblicamente l'Arabia Saudita, dovrebbe utilizzare il proprio tempo all'Al-Nassr per parlare della miriade di violazioni dei diritti umani che vengono commessi in quel paese". Questo tweet di 'Amnesty International', subito rilanciato dalla Bbc e dai media del gruppo Globo, suscita nuove discussioni sull'esperienza di CR7 in Arabia Saudita, tra problemi di tesseramento in Arabia e di squalifiche in Inghilterra che gli impediscono per ora di scendere in campo. Alle considerazioni via social, si aggiungono poi le parole di Dana Ahmed, ricercatrice e portavoce di 'Amnesty International'.
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Amnesty International, “A Riad Ronaldo parli dei diritti violati”
Questo tweet di 'Amnesty International' suscita nuove discussioni sull'esperienza di CR7 in Arabia Saudita
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"In Arabia Saudita - spiega - è quasi routine che delle persone vengano giustiziate per crimini come traffico di droga, assassinio e stupro. C'è stato un caso in cui sono state eseguite 81 condanne a morte in un singolo giorno. Inoltre le autorità di quel paese continuano a reprimere la libertà di espressione e di associazione, con pesanti condanne detentive comminate a difensori dei diritti umani, attiviste per i diritti delle donne e altri attivisti politici. Ed è molto probabile che le autorità saudite promuovano la presenza di Ronaldo per distogliere l'attenzione da queste terribili violazioni dei diritti umani".
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