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Tambini, arbitro in TV: “Bello superare i pregiudizi. Flirt con un attaccante? Dico che…”

L'intervista all'ex arbitro, volto di Premium per la moviola

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Tra le intervistate della settimana di Fuorigioco - inserto domenicale de La Gazzetta dello Sport - c'è anche Elena Tambini, ex arbitro e volto di Premium per la moviola durante le serate dei Mondiali.

Tambini, si sente più giornalista o arbitro?

"Sono le passioni della mia vita. Nell'ordine che lei ha detto".

Ma come le è saltato in mente di dirigere una gara di calcio?

"Ho sempre fatto sport, giocavo a pallavolo. A 17 anni mi è stato proposto di fare il corso arbitri. Mi sembrava una bella esperienza, lo è stata".

Difficoltà?

"Ho avuto un ottimo maestro, Luca Marelli. E quindi a livello teorico tutto è filato liscio. Dal vivo è un po' più complicato".

Racconti?

"Prima partita e sbaglio l'ingresso in campo. Poi ero ingessata. Col tempo s'impara".

In un mondo popolato da maschi non si sentiva tutti gli occhi addosso?

"I pregiudizi ci sono, ma è stato bello superarli. Ero un arbitro che si faceva rispettare, i giocatori capivano e si adeguavano".

Nessuno ci ha provato?

"Un dirigente mi ha lasciato il suo numero il suo numero negli spogliatoi, mentre un calciatore in campo mi ha invitato a cena. Entrambi hanno preso il "2 di picche".

Sappiamo poco della sua vita privata, si narra di una storia con un attaccante importante.

"Notizia da espulsione, i giocatori non sono proprio il mio tipo. Fidanzata? Boh, non so. Vero, sono riservata. Abito tra Como e Milano, non amo le grandi città. Appena posso vado a cena coi miei genitori e i tre fratelli. Sono la maggiore, ma il secondo mi ha fatto disperare".

Come mai?

"Giocava a calcio e litigava sempre con gli arbitri. In sezione mi chiedevano se quel Tambini fosse mio fratello, quante volte l'ho disconosciuto...".

Ha lasciato l'AIA, pentita?

"Mi è costato molto farlo: fare l'arbitro mi ha fatto maturare. Quando sono passata alla Can D, mi avevano chiesto di fare l'assistente. Ma volevo fischiare e il giornalismo chiamava".

LAVORO

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Chi ha creduto in lei?

"Ho fatto tanta gavetta nei giornali di provincia, passando dagli incidenti stradali alla politica. E poi diventata professionista in un sito web. Ho mollato tutto per uno stage gratuito a Mediaset, nel frattempo mi sono laureata alla Cattolica in Economia e specializzata con tesi sui diritti TV del calcio: ora dovrei aggiornarla...".

Stage gratuito e dopo?

"Sono passata allo Sport visto l'esperienza da arbitro, ma non volevo restare inchiodata a quell'immagine. Devo dire grazie al direttore Paolo Liguori: mi ha voluto al Tgcom, siamo una squadra giovane".

Cosa vorrebbe fare da grande?

"Condurre un talk di attualità, ovviamente su Mediaset".

E la moviola? Sono tutti pazzi di lei...

"Capisco dove vuole arrivare. Mi guardano perché sono "figa". Non faccio l'ipocrita: in tv avere un bell'aspetto è importante. Ma non basta: devi parlare, spiegare e farti capire. Credo di aver dimostrato di meritare il ruolo. Il segreto? Essere diretta e non usare termini troppo tecnici. Mi sono resa conto che a volte anche grandi ex giocatori come Ferrara, Corradi e Graziani non conoscono bene il regolamento. Ecco, chi fa il moviolista ha un ruolo importante, di servizio. Senza tirare la volata a nessuno, arbitri compresi".

Il Mondiale finisce oggi, con chi andrà in vacanza?

"Ancora? Con un libro, "Pastorale americana" di Philip Roth, regalo del mio direttore. Dove? Una settimana al mare, una in montagna".