Giorgio Assumma, l’avvocato amico di una vita, ha chiuso il feretro con la figlia di Pippo, Tiziana, e con la storica segretaria del conduttore, Dina Minna: «Io che non mi commuovo mai, mi sono commosso mentre l’ho visto nella bara col suo smoking», racconta al Corriere della Sera.


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Baudo, l’avvocato: “Un po’ depresso. Vedeva poco, non usciva mai. Morto per…”
I motivi della morte
—«Pippo ha avuto un indebolimento neurologico alle gambe che lo ha condizionato molto. In più, vedeva poco e cercava di nascondermelo, mi individuava attraverso la provenienza della mia voce. Tutte le volte che andavo a trovarlo, uscivo con un senso di angoscia. Gli ultimi mesi li ha passati chiuso in casa, non è quasi mai uscito se non per andare al compleanno di Pingitore del Bagaglino, aveva difficoltà a incontrare la gente. Anche con me, che l’ho conosciuto da giovane, a 25 anni quando dalla Sicilia venne per il provino alla Rai (e mi disse se va male mi prenda a lavorare nel suo studio con lei), nell’ultimo periodo preferiva lunghe telefonate, gli raccontavo le barzellette e lo sentivo ridere».
Era depresso?
«Un po’ sì, era sottotono. Un uomo che ha vissuto sull’apprezzamento degli altri, sentiva che il tempo volava via. Ma una sola volta l’ho visto veramente giù, e pianse sul mio divano: quando nel 1987 il presidente Rai Enrico Manca lo definì nazional-popolare. Poi attorno ai 75 anni fu rimesso da parte, considerato come un volto del passato e perse la sicurezza in sé stesso, mi disse che fu il peggior periodo della sua vita».
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