Melissa Satta si è raccontata nel podcast One More Time, raccontando il primo approccio di Carlo Gussalli Beretta: «Lui mi ha scritto un messaggio legato all’America, perché siamo entrambi nati in America, lui a New York e io a Boston. Quindi è partito da lì. Mi ero detta: vabbè un altro che ci prova. Poi c’è stata una sorpresa. Del tipo che ti fai l’immagine di una persona e poi è totalmente l’opposto. È stata totalmente una sorpresa e ogni giorno io glielo dico: sono davvero fortunata. Io ogni giorno glielo scrivo: io sono felice con te, mi rendi felice. Oggi la nostra storia mi rende veramente una persona felice».


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Melissa Satta: “Boateng? Una tragedia, per me era per sempre. Carlo? Ho pensato, vabbè un…”

Le attenzioni che Carlo ha per Melissa fanno la differenza: «Apprezzo i piccoli gesti, è quel ragazzo che ti apre la porta, che ti versa l’acqua a tavola e se non me la versa e vede che io prendo la bottiglia mi chiede scusa. È una cosa fantastica. Sicuramente è data dall’educazione che ha avuto a casa, del grande rispetto che ha anche suo papà verso sua mamma. È veramente stupenda questa cosa». Anche il rapporto con il figlio Maddox è uno degli elementi che Melissa valuta tantissimo: «L’attenzione che ha verso Maddox, che è la prima cosa che io noto, il rispetto che ha nei suoi confronti, l’attenzione, il metterlo al primo posto».

Melissa Satta ha parlato anche del matrimonio con Kevin Prince Boateng, durato dal giugno 2016 al dicembre 2020: «Per me era uno e per sempre, quella era la mia visione all’epoca. È stata una tragedia, ma ho fatto un percorso, ho imparato, e oggi so che tutto può avere un lieto fine se si vuole». E sulla differenza di età con l'attuale compagno, Carlo, ha precisato: «Lui ha 28 anni, quindi è molto più piccolo di me. Ma anche questa cosa all’inizio mi ha fatto partire prevenuta… ma alla fine è solo uno stupido numero, non conta niente». Da qui una riflessione più ampia: «Sottolineo che non bisogna essere così superficiali, non bisogna giudicare dall’apparenza, da un numero o da un nome. Bisogna dare la possibilità alle persone di farsi conoscere e poi ci si può fare un’idea di quella che è la persona. Ma alla fine non siamo nessuno per giudicare. Sarebbe un mondo migliore se tutti riuscissimo a ragionare in questa maniera e a fare qualche critica in meno verso il prossimo».
(One More Time)
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