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BENEVENTO, ITALY - JULY 13: Elenoire Casalegno attends the photocall at the BCT Benevento Cinema And Television Festival on July 13, 2022 in Benevento, Italy. (Photo by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
Intervistata dalla Gazzetta dello Sport, Elenoire Casalegno ha parlato della sua passione per il pallone e l’Inter, ma anche delle esperienze in tv accanto a Raimondo Vianello e Pippo Baudo.
«Io che volevo giocare a calcio a tutti i costi, ma i maschi me lo impedivano. Così rubavo loro il pallone e mi dovevano mettere in squadra per forza».
«No, lui è appassionato di motori. È stata una cosa mia: fin da piccola mi sono innamorata dell’Inter. In quel periodo in Romagna erano tutti juventini e io sono... bastian contraria per natura. In più avevo un amico che mi rubava le merendine ed era juventino. Poteva starmi simpatica la Juve? A parte gli scherzi, credo che uno interista ci nasca. L’interista è diverso rispetto agli altri: è un po’... masochista».
«Non è stata da bambina, ma a vent’anni quando mi sono trasferita a Milano per lavoro. Fino ad allora le partite dell’Inter le ho viste solo e in tv».
«All’inizio andavo in curva e qualche mese fa mi hanno girato una mia foto con gli ultras. Dell’esperienza in curva ho un bel ricordo: sentivi il calore del tifo e c’erano coreografie belle. È diverso rispetto a star seduti in tribuna».
«La più bella è stata la finale di Champions a Madrid che ho rischiato di non vedere dal vivo, ma in tv».
«Avevo un volo charter fissato per la mattina della partita e la sera prima ho presentato una convention fuori Milano nonostante la febbre a 39°. Finito di lavorare, sono tornata a casa e mi sono messa a letto. La mattina, cosa che non mi è mai successa perché sono una puntuale, non ho sentito la sveglia e quando ho aperto gli occhi erano le 8. Dovevo essere a Malpensa alle 8.30... Mi sono messa un jeans e una maglia sopra il pigiama e sono partita in auto. Mi hanno aspettata e quando sono salita sull’aereo, mi guardavano tutti malissimo».
«Rummenigge. Obbligavo mamma a comprarmi i formaggini che lui sponsorizzava. Da grande il mito è diventato uno solo: il Fenomeno Ronaldo».
«È stata la prima esperienza in tv con lo sport ed è stata eccezionale perché avevo al mio fianco Raimondo Vianello. Lavorare con lui è qualcosa di difficile da descrivere perché era una persona unica. Un altro come lui nella televisione italiana non c’è più stato: aveva un modo di condurre tutto suo, un’ironia un po’ macabra e quel pizzico di cinismo che ti portavano per forza ad adorarlo. Non si prendeva sul serio e parlava di calcio con leggerezza».
«È successo in un programma di Mediaset, “Artisti di strada”, e ho imparato tanto. Pippo non era solo il presentatore, ma anche l’autore, lo scenografo, il regista e il tecnico delle luci. Io ero giovanissima e intimidita al suo fianco, ma lui divise in due il copione e mi fece capire che dovevo condurre perché non mi considerava una valletta. Era un uomo sicuro di sé, che stimolava le nuove generazione e dava spazio alle donne. Mi pagarono, ma avrei dovuto pagare io per quello che Pippo mi stava insegnando».
«Fino a quando ci ha fatto vincere sì, poi è andato al Real e non ho mai pensato che potesse tornare. Quello che ha fatto non si può ripetere. Meglio che il ricordo del Triplete resti indelebile».
«Beppe Marotta. Il presidente ha un lato molto pop e divertente. L’ho conosciuto a Roma, a una serata per interisti dove ho incontrato anche il mio compagno. Mi ha sorpreso per la sua ironia».
«Giocare una partita a San Siro con la maglia dell’Inter. Vorrei fare un appello perché il mio desiderio sia realizzato prima che lo stadio sia abbattuto».
(Gazzetta dello Sport)
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