Paul Scholes lascia, almeno temporaneamente, il mondo della televisione. Il motivo? L'ex centrocampista ha spiegato che la scelta è stata presa peraccudire suo figlio Aiden, 20 anni, con autismo. "Non parla, non può parlare. Penso che capisca molto più di quanto pensiamo. Emette suoni, ma solo le persone a lui vicine capiscono cosa sta dicendo. È autistico ed è un autismo molto grave", ha spiegato l'inglese nel podcast The Overlap.


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Scholes lascia la tv per accudire il figlio: “Ha un autismo molto grave. I dottori…”
"Tutto il lavoro che faccio ora si concentra solo sulla sua routine perché ne ha una piuttosto rigida ogni singolo giorno. Quindi, ho deciso che tutto ciò che farò sarà incentrato su Aiden. Non sto più con Claire, ma lo teniamo tre sere a testa, e la mamma di Claire lo accudisce il venerdì sera. Facciamo sempre le stesse cose con lui perché non sa che giorno della settimana sia o che ora sia. Ma capisce da quello che stiamo facendo che giorno è. Compirà 21 anni a dicembre. Tutto quello che farò ora ruota attorno a lui, lavoro in studio, ma tutto è costruito attorno alla sua giornata. La scorsa stagione, il giovedì sera, facevo la partita di Europa League per il Manchester United, ma quella è la sera in cui di solito lo vedevo. Quindi, si agitava, mordeva e graffiava".

"I dottori non gliel'hanno diagnosticato fino ai due anni e mezzo. Ma si capiva subito che qualcosa non andava, ma poi è arrivata la diagnosi e io non ne avevo mai sentito parlare. Non sapevamo cosa ci aspettasse: ci sono bambini che non parlano a un anno e mezzo o due, e poi a cinque o sei anni, all'improvviso, parlano. I medici la chiamano una fase avanzata dello sviluppo, ma noi sapevamo che non sarebbe mai andata così".
"Ricordo la prima partita dopo averla ricevuta, giocavamo in trasferta contro il Derby, e non volevo proprio essere lì. Mi ricordo che il manager (Alex Ferguson, ndr) mi ha lasciato fuori squadra la settimana successiva, ma non avevo ancora detto a nessuno cosa era successo. L'ho fatto solo qualche settimana dopo, perché era molto difficile da dire".
(Corriere della Sera)
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