La moglie di Matteo Materazzi, Maura, ha concesso una lunga intervista al Corriere della Sera in cui ha parlato delle condizioni di salute del marito, ora critiche.


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La moglie di Matteo Materazzi: “Perso uso di gambe e braccia. Marco? Rapporto complicato ma ora…
"Quanto è critica la situazione di Matteo?
«Abbiamo solo una speranza, creare una terapia ASO personalizzata per la mutazione rara che lo ha colpito. Nel suo caso, poi, c’è una difficoltà in più: la proteina che si accumula nelle cellule neuronali e che le intossica è anche funzionale alla cellula stessa. Il che rende la ricerca di una cura più difficile».
E costosa.
«Siamo in contatto con la Columbia University e il dottor Shneider, un pioniere. Servono un milione e mezzo di dollari. E tempo».
Quanto?
«Un anno, ma chissà se lo avremo».
Come è cominciato tutto?
«Da una forte depressione, che lo ha portato a chiudersi, a non voler più uscire con gli amici. Ci hanno spiegato che potrebbe essere stata il preludio alla malattia».
E poi?
«Ha iniziato a zoppicare, pensava di essersi fatto male saltando una staccionata. Cadeva spesso, camminava in modo robotico, si stancava molto. Ma non voleva fare esami, non gli è mai piaciuto».

L’episodio decisivo?
«A una partita di nostro figlio Gianfilippo, che gioca nelle giovanili della Lazio. Un torneo organizzato dalla Fondazione Vialli e Mauro. Matteo è sugli spalti, non salta una partita. Perde l’equilibrio, cade. Lì vicino c’è Claudio Marchisio (ex Juve), gli chiede come sta, lo ascolta, insinua il dubbio. “Ti sei fatto vedere da qualcuno?”. La Fondazione ci mette in contatto con il professor Sabatelli del centro Nemo di Roma. Per la diagnosi non ha avuto bisogno neanche di fargli gli esami».
Come lo avete detto ai figli?
«Tornando a casa ho provato a chiamare la mia psicologa per un consiglio, ma non mi ha risposto. Sono stata diretta con loro, senza troppi giri di parole. Quando l’ho sentita, mi ha detto che ho fatto bene».
E voi?
«Abbiamo pianto per una settimana intera, giorno e notte. Poi abbiamo reagito. Io sono una persona pragmatica, lui ottimista per natura».
Come sta oggi Matteo?
«In pochi mesi ha perso l’uso delle gambe, finendo sulla sedia a rotelle. Oggi non muove più neanche le braccia, solo un po’ le mani. La malattia sta avanzando velocemente. Vorrebbe vedere crescere i figli ma non ci crede. È realista, il 50% di malati di Sla muore entro tre anni».
La donazione più generosa?
«Cinquantamila euro».
A opera di chi?
«Non posso fare nomi ma è una persona del mondo del calcio. La conoscevamo anche se non in modo stretto. Ci siamo sorpresi fino a un certo punto, è speciale».
In molti si sono chiesti: e il fratello Marco?
«Per anni hanno avuto un rapporto complicato, ma dall’inizio della malattia sono tornati a parlarsi quotidianamente. Anche Marco si sta spendendo nelle sue possibilità, non possiamo dimenticare che ha una famiglia. Ma è accanto a lui, come tutti noi. E di questo Matteo è felicissimo».
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