- Home
- Wags
- Musica
- News
- Video
- Social
- REDAZIONE
gossip
Casalegno: “Rummenigge idolo, mai stata con un calciatore. Mourinho non deve tornare”
La passione per il pallone e l’Inter, ma anche le esperienze in tv accanto a icone come Raimondo Vianello e Pippo Baudo. Elenoire Casalegno racconta il suo amore per il calcio e il suo desiderio da bambina di giocare con i coetanei maschi, ma fa anche un appello: vuole scendere in campo a San Siro, con la maglia dell’Inter, prima che lo stadio sia abbattuto. E lo fa in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport.
Elenoire, qual è la prima immagine di lei sportiva?
“Io che volevo giocare a calcio a tutti i costi, ma i maschi me lo impedivano. Così rubavo loro il pallone e mi dovevano mettere in squadra per forza”.
L’amore arriva da suo padre?
“No, lui è appassionato di motori. È stata una cosa mia: fin da piccola mi sono innamorata dell’Inter. In quel periodo in Romagna erano tutti juventini e io sono... bastian contraria per natura. In più avevo un amico che mi rubava le merendine ed era juventino. Poteva starmi simpatica la Juve? A parte gli scherzi, credo che uno interista ci nasca. L’interista è diverso rispetto agli altri: è un po’... masochista”.
Mai pensato di giocare a volley?
“Ci ho provato, ma ero un disastro. Non ero portata per gli sport di squadra perché mi arrabbiavo se le cose non andavano come volevo. “L’importante è partecipare” non mi si addice come massima perché io volevo vincere sempre. In realtà lo sport ti insegna cose che sono utili nella vita”.
La prima volta a San Siro?
“Non è stata da bambina, ma a vent’anni quando mi sono trasferita a Milano per lavoro. Fino ad allora le partite dell’Inter le ho viste solo e in tv”.
Si è rifatta dopo...
“All’inizio andavo in curva e qualche mese fa mi hanno girato una mia foto con gli ultras. Dell’esperienza in curva ho un bel ricordo: sentivi il calore del tifo e c’erano coreografie belle. È diverso rispetto a star seduti in tribuna”.
Da interista qualche soddisfazione se l’è tolta...
“La più bella è stata la finale di Champions a Madrid che ho rischiato di non vedere dal vivo, ma in tv”.
Racconti.
“Avevo un volo charter fissato per la mattina della partita e la sera prima ho presentato una convention fuori Milano nonostante la febbre a 39°. Finito di lavorare, sono tornata a casa e mi sono messa a letto. La mattina, cosa che non mi è mai successa perché sono una puntuale, non ho sentito la sveglia e quando ho aperto gli occhi erano le 8. Dovevo essere a Malpensa alle 8.30... Mi sono messa in jeans e una maglia sopra il pigiama e sono partita in auto. Mi hanno aspettata e quando sono salita sull’aereo, mi guardavano tutti malissimo”.
Era anche a Istanbul e a Monaco, dove l’Inter ha perso le ultime due finali?
“Di quelle non ricordo niente (ride, ndr)”.
Il suo idolo da bambina chi era?
“Rummenigge. Obbligavo mamma a comprarmi i formaggini che lui sponsorizzava. Da grande il mito è diventato uno solo: il Fenomeno Ronaldo”.
Nel frattempo, ha fatto carriera e ha presentato una trasmissione sportiva, Pressing su Mediaset.
“È stata la prima esperienza in tv con lo sport ed è stata eccezionale perché avevo al mio fianco Raimondo Vianello. Lavorare con lui è qualcosa di difficile da descrivere perché era una persona unica. Un altro come lui nella televisione italiana non c’è più stato: aveva un modo di condurre tutto suo, un’ironia un po’ macabra e quel pizzico di cinismo che ti portavano per forza a adorarlo. Non si prendeva sul serio e parlava di calcio con leggerezza”.
Ha conosciuto anche Sandra?
“Certo. Nella vita privata erano come in tv: due persone semplici e per bene che si amavano. Quando salutammo Raimondo, lei era distrutta: vivevano in simbiosi e non poteva stare senza di lui. Dopo pochi mesi, se n’è andata”.
Ha lavorato anche con Pippo Baudo.
“È successo in un programma di Mediaset, 'Artisti di strada', e ho imparato tanto. Pippo non era solo il presentatore, ma anche l’autore, lo scenografo, il regista e il tecnico delle luci. Ero giovanissima e intimidita al suo fianco, ma lui divise in due il copione e mi fece capire che dovevo condurre perché non mi considerava una valletta. Era un uomo sicuro di sé, che stimolava le nuove generazione e dava spazio alle donne. Mi pagarono, ma avrei dovuto pagare io per quello che Pippo mi stava insegnando”.
Dica la verità: quanti calciatori l’hanno corteggiata?
“Ci sono stati, ma non è mai successo niente e non ho mai avuto un fidanzato calciatore. Credo di essere una delle pochissime nel mio mondo”.
Era affascinata da Mourinho?
“Fino a quando ci ha fatto vincere sì, poi è andato al Real Madrid e non ho mai pensato che potesse tornare. Quello che ha fatto non si può ripetere. Meglio che il ricordo del Triplete resti indelebile”.
Un interista con cui presentare una trasmissione?
“Beppe Marotta. Il presidente ha un lato molto pop e divertente. L’ho conosciuto a Roma, a una serata per interisti dove ho incontrato anche il mio compagno. Mi ha sorpreso per la sua ironia”.
Che sogni le sono rimasti nel cassetto?
“Giocare una partita a San Siro con la maglia dell’Inter. Vorrei fare un appello perché il mio desiderio sia realizzato prima che lo stadio sia abbattuto”.
Professionalmente invece cosa sogna?
“Sto facendo radio, come mi era successo in passato: è bello perché ho un contatto diretto con il pubblico. Mi piacerebbe una trasmissione introspettiva, magari in tv. Vorrei spiegare cosa passa nella testa di una persona quando fa una scelta. Non con domande alla Marzullo. Lo stile sarebbe il mio. Con il sorriso”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA