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gossip
Caressa: “Adani mi fa un baffo, a Sky grazie a Piccinini. Prima di Benedetta fidanzato con…”
Fabio Caressa si racconta a Repubblica. Il telecronista di punta di Sky Sport tra passato e presente, con una risposta secca a Lele Adani:
A che età inizia a fare il giornalista sportivo?
“A 19 anni a Teleroma 56”.
Come ci arriva?
“Mio padre vide su Teleroma 56 la pubblicità del primo corso di giornalismo Michele Plastino, Il Piccolo Gruppo, e m’iscrisse”.
Dove si teneva?
“Negli uffici di Plastino, Hobby Sport, in Largo della Fontanella di Borghese”.
Fu assunto?
“Alla fine del corso Plastino mi disse che aveva avuto una visione: ovvero che un giorno avrei fatto una trasmissione la domenica sera che non c’era ancora”.
Il Club di Sky.
(Ride). “Mi affidò la conduzione di Goldmania, una trasmissione su Canale 66, la sorella minore di Teleroma 56. Non ci vedeva nessuno”.
Ricorda la prima telecronaca?
“Fu una radiocronaca, Lazio-Cesena, aprile 1987. All’epoca le private erano abusive, a me davano 50mila lire da consegnare al tecnico della Sip che di nascosto ci apriva una linea telefonica”.
Era illegale?
“Totalmente. Al massimo avremmo potuto fare tre minuti di cronaca. Nessuno vi si atteneva. Però le società non gradivano. Un giorno a Marassi ho fatto la radiocronaca di Samp-Roma sotto le gambe dei colleghi di Radio Babboleo”.
Come arriva a Sky?
“Allora era Telepiù. Grazie a Sandro Piccinini, con cui avevo lavorato a Teleroma 56 e al film ufficiale sul Mondiale di Italia 90, e che reputo uno dei miei maestri, l’altro è Plastino”.
Fu un peso trasferirsi a Milano?
“Allora ero fidanzato con una collega, che poi avrebbe fatto la conduttrice a Studio Aperto…”
Prima di Benedetta Parodi?
“Molto, molto prima…”
Qual è la paura più grande per un telecronista?
“Arrivare in ritardo. Io arrivo allo stadio sempre due ore prima. Solo una volta sono arrivato a ridosso”.
Quando?
“Per un Milan-Barcellona. Dovevo commentarla con Carlo Ancelotti, che mi disse: ‘Ti vengo a prendere alle 18,30’. ‘È tardi’, risposi. ‘No, no, dai che ce la facciamo’, ha ribattuto Carlo con la sua solita flemma”.
E poi?
“Poi sono le 18,35 e di Carlo non c’è traccia. Io friggo di ansia. Poi arriva, sereno come sempre, e naturalmente sulla tangenziale c’è un traffico spaventoso, io sono fuori di me dall’agitazione, e quando siamo a 700 metri da San Siro salto dalla macchina e corro come un pazzo verso lo stadio. Arrivo tutto sudato, mi cambio la camicia, e mi metto in postazione giusto cinque minuti prima dell’inizio…”
E Ancelotti?
“Due minuti dopo mi sento battere sulle spalle: “Sei un pirla, se rimanevi con me ti prendevi pure il caffè col presidente del Barcellona…”
Che qualità servono per una buona telecronaca?
“Un’attenzione feroce. Hai quattro persone che ti parlano in cuffia…”
Quattro?
“I bordocampisti, quelli della regia…La telecronaca è un grande lavoro di squadra. Io studio anche 45 ore per preparare una partita”.
Quarantacinque ore?
“Sei ore al giorno, per una settimana. Ho il più grande archivio sul calcio europeo”.
È vero che analizza pure i referti medici?
“Per forza. Spesso sui giornali non viene specificato in quale gamba si è infortunato un giocatore”.
Quanti figli ha?
“Tre. Matilde, 23 anni, Eleonora, 21, Diego, 16”.
Con Benedetta Parodi siete sposati da 26 anni. Come si regge considerato che siete due star televisive.
“Non ci deve essere gelosia, sennò sei morto. Poi rispetto dei modi e dei tempi dell’altro. Però alla base ci dev’essere una quasi totale comunanza di valori, i fondamentali devono essere gli stessi”.
E quali sono?
“Allora, direi famiglia non intesa come famiglia tradizionale, ma gruppo di persone che si vogliono bene”.
Cosa l’ha colpita quando l’ha conosciuta?
“Aveva una sorta di aura di luce bianca che la circonda, una cosa che andava al di là del fatto che fosse bella, intelligente. In autunno lavoreremo finalmente insieme”.
Cioè?
“Un format su Netflix. Love is blind, su coppie che s’incontrano alla cieca”.
Perché ha fatto, per Sky, il reality Money Road?
“Per fame di conoscenza. E perché avevo capito subito che era un’idea diversa dalle altre. Mi sono commosso anche. Ultimamente mi commuovo spesso”.
Come spiega l’entusiasmo per Sinner?
“Chi non lo vorrebbe avere come figlio? Vince a Wimbledon e come prima cosa ringrazia il suo avversario, dicendo che bisogna continuare a lavorare duro”.
Soppianterà il calcio?
“Non credo, ma certo il calcio deve lavorare per trovare un Sinner, e quindi lavorare in maniera completamente diversa”.
E cosa consiglia a un ragazzo che vuol diventare Caressa?
“Il talento non è niente se non ci lavori sopra, è una pianta che va innaffiata tutti i giorni”.
Adani le ha dato del fariseo.
“Non mi scuce un baffo”.
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