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Bettarini: “Non lavoro e mi godo la vita. Via da Milano per le rapine. Guardo partite mute”

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Stefano Bettarini si è concesso in una lunga intervista al Corriere della Sera. Tanti gli argomenti toccati dall'ex difensore

Stefano Bettarini si è concesso in una lunga intervista al Corriere della Sera. Tanti gli argomenti toccati dall'ex difensore.

"Non ho bisogno di lavorare, ho saputo investire nel mattone e mi godo la vita». «Le partite di calcio? Le guardo senza audio perché certe telecronache e commenti non li sopporto». «La tv? La facevo quando gli ascolti erano veramente alti e non ho più voglia di essere usato".

Bettarini  come descriverebbe questo momento della sua vita?

«Posso ritenermi più che soddisfatto per essere arrivato a giocare per 17 anni tra i professionisti negli anni in cui esistevano “mostri veri” in Serie A e B. E poi essermi divertito nelle mirabolanti avventure del mondo televisivo e dello spettacolo per altri 17 anni quando ancora la tv veniva guardata davvero facendo ascolti in termini di share al 32%, ben lontani dalla tv odierna a cui ci hanno ormai abituato. Come descrivo quindi questo mio momento? Mi godo ciò che negli anni ho seminato e mi diverto tanto. Non mi stancherò mai di questo».

A quali progetti sta lavorando?

«Sarò sincero, l’unico vero progetto, il più importante che mi preme seguire è mia madre e fare sì che possa stare al meglio possibile, il resto, è solo un contorno in questo momento. Anche se, qualcosa che bolle in pentola c’è sempre, ma ripeto la priorità adesso è la mia mamma (nel dicembre 2024 è venuto a mancare il padre Mauro Bettarini, ndr)».

«Secondo alcuni dirigenti del calcio ero troppo bello per fare il calciatore», frase detta in una recente intervista alla Gazzetta dello Sport. Ce la spieghi.

«Non c’è molto da spiegare, quando nel lontano ‘96 (ero alla Fiorentina ) feci una sfilata a Milano per Carlo Pignatelli, il mondo del calcio e degli addetti ai lavori ne dissero di tutti i colori , diedero spazio a qualunque fantasia. Oggi le società di calcio sono le prime ad acquisire diritti di immagine ed utilizzano i calciatori per pubblicità e tutto il resto. E allora io mi chiedo, tutta quella diffidenza e quell’additare un uomo che fine hanno fatto?».

«Oggi non lavoro e mi godo la vita», il copyright è sempre il suo. Conferma?

«Fossi stato più diplomatico e favorevole agli inchini sarei ancora nel calcio ma ancora di più in tv, ma "Quello che ho in pancia ho in bocca" si dice dalle mie parti e questo non me lo toglierà dalla testa nessuno. Molti mi stimano ancora per essere "dannatamente vero”. Potrei rispondere alla domanda “curo i miei interessi”. La mia voleva però essere una provocazione alle domande troppo spesso scontate e poco interessanti».

Lei ha anche confessato di aver saputo investire nel mattone. Saper gestire un patrimonio è un mestiere. Ci sono stati anche dei buchi nell’acqua puntando ad affari che si sono rivelati dei flop o è sempre stato avveduto?

«Come ogni imprenditore il rischio c’è e anch’io ho fatto le mie sciocchezze, però è tutta esperienza che aiuta migliorare e non ripetersi negli errori . Diffidate da chi dice di non farne mai. È un bugiardo».

Pensa di rientrare in qualche modo nel mondo del calcio? E in quale ruolo? Commentatore?

«Mai dire mai nella vita, sarei ipocrita a dire che non mi farebbe piacere, ma visti i palinsesti ed i piani editoriali, la vedo molto improbabile come possibilità. Il ruolo in cui mi vedo sarebbe quello dell’opinionista, il co-conduttore, anche l’inviato, conservo ottimi ricordi delle mie esperienze pregresse».

Molti suoi ex colleghi fanno i commentatori, addirittura la spalla tecnica ai telecronisti. C’è qualcuno che le piace di più?

«Francamente e ad essere onesto, quando guardo le partite, abitualmente tolgo l’audio, proprio perché trovo che qualcuno sia insopportabile, ripeto qualcuno. Di altri ho molta stima ma non trovo carino né elegante fare i nomi. Credo tra l’altro questa mia stessa impressione la abbiano in tanti, tra addetti ai lavori e non».