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Regina Baresi: “Me ne frego di quello che dicono gli altri, i miei tatuaggi raccontano…”

Regina Baresi: “Me ne frego di quello che dicono gli altri, i miei tatuaggi raccontano…”

La figlia di Beppe Baresi si è raccontata a Marie Claire

Redazione Golssip

Ma quali maschiacci. Per una donna giocare a calcio non equivale a non essere femminile. Ne ha parlato Regina Baresi ai microfoni di Marie Claire in occasione dell’appuntamento milanese del Neymar Jr’s Five, il torneo di calcio a 5 organizzato da Red Bull e dedicato alla stella del calcio brasiliana, che premierà le squadre maschili e femminili vincitrici durante la Finale Mondiale del prossimo 21 luglio. Regina smonta il cliché del maschiaccio: "La vera femminilità è slegata dallo sport che si pratica. Ci sono volte in cui “mi tocca” dimostrare il doppio delle mie capacità, proprio per far capire agli altri che non corro su un campo per via del mio cognome. Dall’altro lato, però, avere mio padre e mio zio a fianco mi ha aiutata a recepire più velocemente consigli, stimoli, passioni… Insomma, per me è un onore avere questo cognome".

Come è cambiato il tifo: "In passato il calcio era più “puro”, a partire dal fatto che c’erano meno soldi. Un po’ come nel calcio femminile contemporaneo. Oggi, tifo non significa solo tenere alla propria squadra ma, soprattutto, screditare le altre e i tifosi “nemici”. In Italia stiamo facendo molti molti passi avanti. Ad esempio, rispetto a qualche anno fa, ci sono tantissime bambine che iniziano ad avvicinarsi al calcio. In più, con l’affiliazione ai club maschili la visibilità è aumentata, e non può che far bene a tutto il nostro movimento.

Sentirsi fuori luogo?"Fortunatamente me ne sono sempre fregata di quello che dicevano le altre persone. Mi capita spesso, però, che la gente si sorprenda quando spiego loro che gioco a calcio. Oppure quando gioco da sola con altri uomini, vedo e sento tanto scetticismo attorno a me. Poi dopo 5 minuti cambiano idea… Alla fine la dimostrazione migliore è sempre sul campo!"

Il calcio per Regina: "Gioco da sempre. I primi ricordi li ho in casa con mio fratello, al parco, all’oratorio. A 12 anni, poi, ho iniziato a giocare più seriamente in una squadra, e da lì non ho mai smesso".

Il Neymar Jr’s Five? "È una vetrina importantissima per tutto il movimento del calcio femminile in Italia, poiché è una delle prime volte in cui entriamo a far parte di un torneo così grande. Abbiamo la possibilità di dimostrare che anche le donne possono giocare benissimo a calcio, che anche le donne possono giocarsela per raggiungere il sogno di volare in Brasile alla finale mondiale".

A cosa pensi dopo una vittoria o una sconfitta pesante? "Alle mie compagne, la mia squadra, il mio allenatore. Condividiamo vittorie, sconfitte, tutto insieme. È imprescindibile".

I tuoi essential da allenamento: "Divisa ufficiale dell’Inter, coda di cavallo, zero make up e una lattina di Red Bull per recuperare immediatamente le energie".

Nella playlist... "Musica italiana. Laura Pausini, la mia cantante preferita, poi Ligabue, Francesco Renga e Jovanotti".

I tuoi tatuaggi raccontano di… "Emozioni particolari durante periodi particolari. Come quello che ho sulla caviglia, battuto dopo aver vinto il campionato con l’Inter nel 2013. È un pallone con scritto intorno “i colori del cielo e della notte”."

(Marie Claire)

 

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