Intervenuta ai microfoni de Il Giorno, la nota schermitrice italiana Valentina Vezzali ha commentato la scelta della Lega Calcio di far disputare la Supercoppa Italiana tra Juventus e Milan a Gedda, in Arabia: «Ho letto che il presidente della Lega Calcio ha chiarito che alla fine le donne potranno andare allo stadio da sole e senza essere accompagnate da uomini. Sono assolutamente d'accordo, sono da sempre a favore della parità di genere. Questo nel rispetto della cultura e delle tradizioni di ciascun paese. In realtà la vicenda può essere un'occasione di riflessione su un dato».
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Valentina Vezzali: “Supercoppa a Gedda? Si rifletta su un dato. Io discriminata? Mai”
Le parole di Valentina Vezzali, nota schermitrice italiana
Quale?
«Il mondo non è come lo pensiamo noi, tutto uguale. La globalizzazione ha influito su alcuni piani, ma ci sono realtà davvero distanti da quella occidentale. E questo episodio lo dimostra».
Lei ha gareggiato spesso in quei Paesi: ha mai visto trattamenti diversi per le donne?
«No, non mi è mai capitato, sebbene ci siano realtà in cui comprendi che essere donna è una condizione diversa rispetto a quella che vivi in Italia e in Europa».
Mai subito discriminazioni perché era una donna?
«Una vera e propria discriminazione assolutamente no. Ho praticato e continuo a vivere una realtà, quella della scherma, in cui non c'è separazione tra uomini e donne: sono congiunti i ritiri della Nazionale, tappe di Coppa del Mondo, Europei, Mondiali e Olimpiadi. La differenza tra uomo e donna nella scherma è davvero minima».
E fuori dalle pedane?
«A volte qualche sorrisino quando una donna affronta certi argomenti viene ancora fuori. Ma è bello quando poi fai ricredere chi ancora pensa che una donna non possa parlare di temi importanti».
Forse aver acceso i riflettori del calcio su questo tema aiuterà a conquistare qualche libertà.
«Io credo che sia sempre importante accendere i riflettori sui problemi, per prenderne contezza e poi per affrontarli. Il fatto che i media ne parlino può essere utile a prendere coscienza che la libertà e l'uguaglianza di genere è un diritto e che tale, ad esempio in Italia, è stato acquisito da pochi decenni, penso al diritto al voto. Questa occasione deve farci riflettere. È facile criticare le altre culture che, ovviamente, si rispettano sebbene non mi trovino d' accordo. Piuttosto è utile pensare se in Italia, nel 2019, c'è davvero uguaglianza tra uomo e donna, per esempio nel mondo del lavoro».
Quanto può fare lo sport per portare in vetrina problemi come la segregazione femminile?
«Lo sport è uno straordinario veicolo di valori e di messaggi. Magari la Lega Calcio, nel rispetto del Paese che ospita l'evento, può pensare a lanciare qualche messaggio sociale alla partita. Nella scherma l'abbiamo fatto spesso in maniera concreta: siamo stati i primi a concedere alle atlete in maternità di congelare la propria posizione nel ranking nel periodo di sosta. A dicembre a Doha una nostra rappresentativa under 14 ha affrontato un allenamento coi pari età del Qatar e ci sono stati assalti misti: un unicum che speriamo rappresenti una goccia. Non di quelle che si disperdono nell'Oceano, di quelle che bucano anche le montagne».
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